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Bullismo Cyberbullismo

Dal Bullismo al Cyberbullismo

Il bullismo è un serio problema sociale particolarmente presente e persistente durante il periodo scolastico (Li, 2006), in accordo con Hoover e Olsen (2001): ‹ Solo una piccola maggioranza di studenti, 55.2%, riporta di non aver mai subito o fatto prepotenze nei confronti di altri compagni›, il bullismo può assumere infatti molteplici forme (Sharps, Smith, 2005) come provocazione, derisione, spintoni, […]

Il bullismo è un serio problema sociale particolarmente presente e persistente durante il periodo scolastico (Li, 2006), in accordo con Hoover e Olsen (2001): ‹ Solo una piccola maggioranza di studenti, 55.2%, riporta di non aver mai subito o fatto prepotenze nei confronti di altri compagni›, il bullismo può assumere infatti molteplici forme (Sharps, Smith, 2005) come provocazione, derisione, spintoni, gomitate, pettegolezzi ed esclusione (Petrone e Troiano, 2008) diventando così una seria forma di aggressione che gioca un ruolo molto importante all’interno del contesto scolastico (Dedman, 2001). Nell’epoca attuale si sono sviluppate nuove forme di bullismo, che si realizzano e vengono perpetrate tramite l’uso di cellulari, di videofonini e altre forme di comunicazione tecnologica come ad esempio Internet (Melotti et al., 2009).

Perciò con la nascita e l’espansione della comunicazione elettronica ed on-line e la sua diffusione anche fra la popolazione preadolescenziale e
adolescenziale, il bullismo non può più essere considerato e limitato solo al contesto scolastico (Swartz, 2009), ma si espande allo spazio illimitato ed indefinito della rete (Nicoletti, Galligani, 2009). Negli ultimi anni, è emersa una nuova forma di bullismo (Campbell, 2005), il cyberbullismo o bullismo elettronico/digitale, termini che derivano dalla traduzione della parola inglese “cyberbullying”.
Internet e le nuove tecnologie, sono mezzi che hanno permesso di trasformare la società, modificando le modalità di comunicazione tra persona e persona, come fu per il telegrafo o il telefono, oltre che ad operare come dei veri e propri mezzi di comunicazione di massa, come la radio e la televisione (Bargh e McKenna, 2004). Perciò parallelamente al veloce sviluppo delle nuove tecnologie e il crescente utilizzo di queste, come telefoni cellulari, Internet, e-mail, istant messaging (ad esempio, Messenger), newsgroup, social networking website (ad esempio, Myspace e Facebook) (Melotti et al., 2009), molte scuole ne hanno permesso l’utilizzo per poter accrescere le possibilità di interazione sociale, supporto sociale, esplorazione dell’identità e sviluppo di abilità di pensiero critiche e interpersonali, ma anche per poter migliorare le esperienze di apprendimento, ampliare l’accesso alla conoscenza, fornire supporto accademico e permettere interazioni cross-culturali su scala mondiale (Beran, Li, 2004). Difatti molte ricerche hanno confermato come l’uso del computer e Internet all’interno del programma didattico, possa avere effetti positivi sull’apprendimento (Li, 2006), ed una rassegna americana rivela come secondo gli adolescenti la comunicazione collettiva on-line sia una chiave per liberare la propria personalità e per esprimere davvero se stessi.

L’introduzione di strumenti di comunicazione elettronica all’interno della classe, senza adeguati controlli o l’uso di questi al di fuori dei contesti scolastici sommati al tempo speso nell’uso di questi strumenti, come mai prima era successo, tuttavia hanno portato a problemi e rischi che meritano una seria considerazione (Li, 2006). Vari studi hanno evidenziato come l’uso improprio ed inadeguato di queste tecnologie possa portare a conseguenze negative, come l’incremento della solitudine e l’incoraggiamento a comportamenti antisociali (Donchi e Moore, 2004; Lee e Leets, 2002). La velocità di comunicazione e l’accessibilità delle informazioni quindi sono sicuramente un beneficio, sia all’interno ma anche all’esterno del contesto scolastico, ma possono anche rivelare un “lato oscuro”, e fra le varie manifestazioni negative sin qui esposte, una delle più gravi riguarda l’uso della tecnologia per compiere atti di bullismo (Campbell, 2005). Per queste ragioni molti ricercatori nell’area di quello che ora viene chiamato bullismo “tradizionale” si sono concentrati sullo studio di questo nuovo fenomeno, il cyberbullismo (Smith, 2009), già insorto e maggiormente conosciuto nei paesi del Nord America, ma non per questo un problema isolato e circoscritto solo al contesto americano; il cyberbullismo si sta infatti diffondendo ed affacciando con prepotenza anche nel panorama europeo, e per questo motivo si è resa necessaria una sua maggiore e specifica conoscenza.