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Ipocausia ed esposizione a rumori che superano gli 85 decibel

La perdita dell’udito è da attribuire fondamentalmente a due fattori predominanti che sono l’età e la lunga esposizione a rumori che superano gli 85 decibel.

Nel primo caso si parla di presbiacusia che si manifesta con la sempre più evidente difficoltà di comprendere e distinguere i rumori circostanti. La perdita dell’udito dovuta all’età si manifesta già dai 40 anni in su, sviluppandosi poi in modo progressivo.

La perdita dell’udito in questo caso non è quindi improvvisa, ma graduale e interessa entrambe le orecchie.

Ovviamente vi sono anche le dovute eccezioni, in quanto ci sono soggetti che nascono già con un problemi uditivi, o sviluppano l’ipoacusia (perdita dell’udito) durante l’infanzia.

L’esposizione a dei rumori prolungati e ad alta intensità può causare un deficit uditivo progressivo oppure improvviso: in questo caso l’ipoacusia può colpire anche un solo orecchio e non per forza entrambi.

Se si ha la consapevolezza di essere quotidianamente esposti a rumori che superano gli 85 decibel, è opportuno prendere le dovute precauzione, utilizzando ad esempio delle apposite cuffie isolanti.

Come compensare le perdite uditive?

Sottoporsi ad una visita presso un centro specializzato aiuta a dare sollievo ad eventuali problemi di udito, per compensare le perdite una buona idea intervenire subito facendosi controllare senza rimandare; puoi trovare alcune soluzioni per deficit uditivi su InfoUdito.

Nei casi di perdita progressiva, al primo segnale occorre infatti recarsi dal proprio medico o anche da uno specialista, come l’otorinolaringoiatra, per chiedere un consulto e una visita.

In questo caso i rimedi per migliorare l’udito vengono forniti in base ai differenti casi e ai livelli di deficit uditivi e possono coinvolgere interventi chirurgici, nel caso in cui si debba operare per riparare la membrana del timpano danneggiata, cure farmacologiche, oppure l’utilizzo di protesi acustiche.

Queste ultime vengono invece di solito utilizzate per dei danni neurosensoriali, che compensano il deficit uditivo di un soggetto ampliandone i suoni. Anche in questo caso vengono effettuate delle attente valutazione per verificare quali possono essere gli apparecchi acustici più adatti alle varie esigenze. L’analisi vengono effettuate da un audioprotesista che sottoponi i pazienti a dei test di screening per verificare quale sia il grado di perdita uditiva.

Sul mercato esistono diversi tipi di apparecchietti acustici adatti ai vari livelli di ipoacusia: quelli odierni sono stati realizzati per essere quanto più discreti possibile, senza che ovviamente questo vada a discapito della loro parte funzionale. Nei casi più “lievi” vengono utilizzati dispositivi endoauricolari che sono inseriti direttamente all’interno del canale uditivo. La loro particolarità è quella di amplificare il suono a discapito dei rumori, sia vicini che distanti, favorendo così una percezione pulita di ciò che si ascolta.

È importante ricordare come la perdita dell’udito non costituisce solo un deficit fisico ma anche psicologico, in quanto crea interferenze nel corso della comunicazione con gli altri “danneggiando” anche in qualche modo le relazioni.

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Corso per diventare massaggiatore a Roma: da dove iniziare

Avete mai pensato di iniziare un corso per massaggiatore?

Se siete di Roma e dintorni potrebbero esserci varie occasioni.

Avete intenzione di pensare a un corso gratuito di qualche scuola x improvvisata? No, questo non posso consigliarvelo ma posso consigliarvi i corsi base e non di una scuola specializzata.

Noi non dobbiamo diventare degli anonimi dilettanti, noi dobbiamo imparare un mestiere e con questo mestiere poterci campare.

E, onestamente, ci si campa anche alla grande.

Statistiche alla mano la professione del massaggiatore, negli ultimi 10 anni, ha avuto un boom di richieste pazzesco così come pazzesco è diventato il mondo del benessere e del relax. Ha inciso parecchio sull’economia del nostro paese la nascita di centri estetici, spa, centri termali, luoghi dove è possibile recuperare un po’ di energia e un po’ di relax dopo le fatiche di settimane divise tra lavoro e casa.

Ed è lì, proprio in questa ricerca di professionalità in grado di dare continuità a un trend che non smette di migliorare, che la figura del massaggiatore diventa molto importante. Grazie a scuole che sono in grado di insegnare bene, con insegnanti professionisti, anche chi non è più giovanissimo ha un’opportunità di cambiare in meglio la propria vita e nell’arco di un anno.

Basta avere le idee chiare e capire quali siano i corsi da fare e come.

I corsi principali di massaggio

I corsi principali a cui affidarsi per iniziare questo viaggio nel mondo del massaggio sono 4:

  • corso di massaggio base
  • corso di massaggio sportivo
  • corso di massaggio olistico
  • corso di massaggio ayurvedico

Se sei di Roma o dintorni pensaci seriamente ad iniziare uno di questi corsi che di solito si svolgono nel weekend proprio per lasciare a coloro che lavorano di continuare a lavorare durante la settimana e di ritagliarsi un paio di giorni per fare un corso pratico di 8 ore che sia in grado di poter dare un’opportunità differente a una vita che ci sembra andare su binari standard.

Qui non si tratta solo di imparare un mestiere ma di dare alla nostra vita una dignità nuova, una sferzata di novità che ci potrà permettere di lavorare in proprio o come dipendente ma senza la paura del posto fisso, perché si ha un mestiere tra le mani che si può svolgere ovunque si voglia.

Ma torniamo ai corsi.

Il corso di massaggio base è il primo a cui vi consiglio di approcciare ed è anche giusto partire da un corso che vi dia un’infarinatura generale e che ci permetta di essere in grado di chiudere un’ora di massaggio già dopo il primo corso. Corso incredibile questo che non solo ci insegna le varie tecniche di manipolazione e digitopressione che ci servono per manipolare e massaggiare, appunto, le varie parti del corpo ma anche le varie parti del corpo stesso. Come si chiamano, cosa sono, dove si trovano. Le lezioni di anatomia sono fondamentali per iniziare a lavorare in questo campo, abbiamo bisogno di sapere dove sia il trapezio se qualcuno ci dice di avere un dolore proprio lì, non trovate?

Il corso di massaggio sportivo è quello che ci dà la possibilità di lavorare con atleti e squadre che hanno bisogno di un massaggio che alimenti e migliori le prestazioni. E questo può farlo un massaggiatore sportivo che impara l’arte del massaggio decontratturante e che è in grado di migliorare anche il recupero da traumi ed infortuni più o meno gravi. Un massaggiatore sportivo può e deve lavorare nel pre-gara, durante se ce n’è bisogno e anche nel post gara proprio per riuscire nell’intento di migliorare i muscoli affaticati con un massaggio in grado di far recuperare prima dalla stanchezza. Oltretutto le scuole autorizzate, grazie a un esame integrativo che si chiama CSEN, sono in grado di inserire i propri massaggiatori sportivi nel circuito Coni, quindi davvero un ampio spettro di possibilità lavorative si apre davanti agli occhi degli interessati.

Il corso di massaggio olistico (che io consiglio sempre di intraprendere dopo il corso di massaggio base) è quello più richiesto, in tutte le sue accezioni internazionali, in quelli che sono centri estetici, termali e spa. E’ il massaggio rilassante per eccellenza e ci sono varie tecniche che aiutano nel rilassare il corpo e quindi di conseguenza nel togliere via tutte quelle tensioni che si accumulano durante la nostra vita di tutti i giorni. Massaggi tradizionali, orientali, con le pietre calde messe su punti strategici. Una bella sorpresa per chi ha voglia di lavorare subito.

Il corso di massaggio ayurvedico è quello che più di tutti parte dall’assunto che il corpo e la mente siano collegati e che toccare determinati punti del nostro corpo non possa che far bene anche alla nostra mente, nello specifico al nostro sistema nervoso. Il massaggio ayurvedico è quello più legato alla medicina tradizionale orientale e nell’accezione della riflessologia plantare che io non posso non considerare davvero un corso che farei io stessa con grande curiosità. La riflessologia parte dall’appunto come il massaggio ayurvedico, per cui toccare alcune zone della pianta del piede corrisponda a un benessere di alcuni organi interni e anche della nostra mente. E questo è rispettabile e anche comprovato se pensiamo al nostro corpo come a una complessa ramificazioni di nodi e di energie che si incrociano.

Questi sono i 4 corsi principali che possiamo frequentare ma vi assicuro che ci sono tantissimi corsi collaterali che ci permetteranno di essere sempre più specializzati. E in un mondo che va verso il futuro la specializzazione nel lavoro ci rende sempre più appetibili come possibili impiegati. E proprio per questo vi consiglio di provare a cambiare la vostra vita senza pensare che sia troppo tardi, senza pensare di non avere più tempo ed età per fare una scelta radicale.

Chiedere informazioni è un modo molto intelligente di prendere tempo e nel frattempo di lasciarvi incuriosire anche da campi e lavori a cui non avevate pensato fino a un attimo prima. Allora perché non provare?

Autore: Gilda M.

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Depuravita: tra power juice antiossidanti e succhi detox

Depuravita è un brand dedicato al juicing detox autore di una linea innovativa di Power Juice: si tratta di tre succhi composti in esclusiva dalla nutrizionista Veronica Pacella, pensati appositamente come un supporto facile e naturale per fare il pieno di energie e vitalità; gli ingredienti dei succhi detox Depuravita sono combinati in maniera tale da seguire il ritmo di ogni stagione ed integrare (non sostituire) i classici pasti venendo incontro al fabbisogno del nostro corpo.

Il “Depuravita power Juice 1”

Il primo Depuravita power Juice è quello dedicato alle bacche di Goji, conosciute anche dagli abitanti del Tibet come “il frutto che dona la lunga vita”. Il nome probabilmente è dovuto alle possibili proprietà nutritive del frutto, ricco di molti anti ossidanti e flavonoidi, venendo indicate spesso anche come rafforzatori del sistema immunitario e secondo alcune opinioni, potrebbero essere utili contro l’invecchiamento. Per concludere le Goji sono note per contenere grandi quantità di vitamine A, B, C, aminoacidi e sali minerali utili. Il succo Depuravita Power Juice Goji contiene in particolare oltre alle Goji anche papaia, carote, acqua di cocco, ricca di minerali e capace di risultare sempre fresca e gradevole al gusto.

Se stai cercando un nuovo alimento nutriente da aggiungere alla tua dieta, le bacche di goji possono essere una buona fonte di sostanze utili.Con un alto contenuto di vitamine e minerali e un valore proteico denso, possono aiutare ad aumentare il tuo benessere generale. Puoi trovare succo di Goji concentrato assieme a betacarotene e altri nutrienti utili nel Depuravita Power Juice 1.

Il “Depuravita Power Juice 2”

Se stai cercando un integratore completamente naturale che stimoli la tua energia, ti aiuti nella perdita di peso e ti possa aiutare a detossificare dai i metalli pesanti come il piombo e il mercurio dal tuo corpo allora avrai interesse nel conoscere l’alga Chlorella, che potrebbe rappresentare esattamente quello che ti serve.

Il secondo Depuravita Power Juice è dedicato principalmente alla Chlorella e fornisce buone quantità di aminoacidi e sali minerali. A causa della forte concentrazione di clorofilla contenuta in questo succo sarà possibile aiutare l’intestino a rimuovere sostanze dannose come metalli pesanti e tossine dovute all’inquinamento.

Il ricco colore verde della clorella proviene da un’alta concentrazione di clorofilla. Ci viene detto di mangiare più verdure a foglia verdi per mantenerci in una buona salute, ma a volte può essere difficile ottenere tutte le porzioni di verdura al giorno raccomandate dai nutrizionisti.

Consumando il Depuravita Power Juice 2 a base di clorella è possibile ricevere tutti i benefici della clorella in una semplice forma di succo detox, assieme ad altri ingredienti ricchi di proprietà positive come insalata iceberg, spinaci e mela.

Il “Depuravita Power Juice 3”

Il terzo Depuravita Power Juice è principalmente dedicato alle bacche di Acai. Queste bacche sono note per essere utili al corpo per il miglioramento della circolazione sanguigna e per la diminuzione del colesterolo in eccesso. Le bacche di Acai vengono dalle foreste del Brasile e sono note sopratutto per essere un grande raccoglitore di antiossidanti e sostanze utili per il corpo.

Gli antiossidanti presenti nella bacca di Acai, gli antociani, potrebbero essere utili per la salute del cuore. Gli antociani potrebbero anche essere utili nel prevenire l’ossidazione del colesterolo. Quando circola il colesterolo, indipendentemente dal fatto che tu ne abbia livelli alti o bassi, si ossida, attaccandosi spesso alle pareti delle arterie causandone il restringimento. Questo accumulo di placca alla fine porta alla pressione alta che è ovviamente pericolosa per la nostra salute personale.

Bevendo il Depuravita Power Juice 3 farete il pieno oltre che di antociani anche di altre sostanze che potrebbero essere utili delle bacche di acai:

  • Le bacche di Acai sono naturalmente ricche di acidi grassi essenziali con un profilo di acidi grassi simile all’olio d’oliva. Il legame tra acidi grassi essenziali e salute del cuore e un sistema nervoso sano è ben documentato e potrebbe essere rilevante.
  • Le bacche di Acai contengono aminoacidi che potrebbero aiutare a promuovere le prestazioni muscolari, la produzione di energia, la resistenza e la forza.
  • Le bacche di acai contengono vitamina C quanto i mirtilli e sono anche una fonte naturale per assumere le vitamine A, B1, B2, B3 ed E. Per quanto riguarda i sali minerali le bacche di acai sono anche una buona fonte di calcio, magnesio, zinco e rame.

Depuravita e la spremitura a freddo

I succhi detox Depuravita sono spremuti unicamente a freddo permettendo alle sostanze nutritive presenti negli ingredienti naturali dei succhi di conservarsi il più possibile. La spremitura a freddo dei succhi Depuravita consiste nell’utilizzo di presse idrauliche impedendo il contatto con l’ossigeno e la degradazione dei nutrienti per mezzo del calore. La spremitura a freddo è quindi differente dalla normale spremitura, che di solito avviene tramite centrifuga, con lame metalliche che girando ad alta velocità aumentano la temperatura del preparato determinando un processo di ossidazione che può rendere più veloce il deterioramento del prodotto.

Secondo l’opinione di Depuravita la spremitura a freddo preserva al meglio le proprietà positive nutrizionali degli ingredienti pertanto i preparati Depuravita, e in particolare i 3 preparati Juice Power che abbiamo descritto vengono realizzati mediante spremitura a freddo.

Dove leggere opinioni su Depuravita

Se ti interessa sapere il parere dei consumatori che consumano regolarmente i Depuravita Juice Power e fanno uso costante della dieta detox allora è giusto dirti che all’interno del loro sito web è presente una sezione dove ognuno può dire la sua a proposito del prodotto, con centinaia di recensioni da parte di consumatori autentici di Depuravita.

Online puoi leggere recensioni riguardanti i succhi detox Depuravita anche fuori dal sito ufficiale come su Theroyaltaster.com (La mia esperienza con Depuravita), Marieclaire.it, www.lifeandthecity.it da parte di chi ha provato il prodotto.

Altre opinioni consigliate sono quelle del negozio (dove è possibile acquistare Depuravita senza dover aspettare la spedizione a casa):

Depuravita Dieta Detox – Annex la Rinascente

Indirizzo: Via Santa Radegonda, 10, 20121 Milano MI
Indicazioni stradali del negozio qui.
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Qual’è la differenza tra Impianti, protesi e ponti dentali?

Un impianto dentale è una struttura artificiale come una radice di dente che viene posizionato chirurgicamente nella mandibola sotto la linea di gomma che consente al dentista di montare denti sostitutivi . Quindi è un componente che permette di ” agganciare ” una protesi dentale. Un impianto non si stacca come una protesi mobile ( le comuni dentiere ), esso ripristina un dente perso in modo che appaia, in tutto e per tutto come un dente naturale.

Una buona soluzione per ripristinare i denti rotti o mancanti quindi è la protesi fissa. Con la protesi fissa detta anche protesi congiunta, vengono sostituiti o ricostruiti uno o più denti danneggiati, utilizzando strutture metalliche o estetiche secondo la zona. In base al tipo di problema occorre una ricostruzione adatta, se manca un dente si farà una protesi unitaria, quindi si utilizzera una corona o un dente a perno. La corona generalmente viene fabbricata in ceramica o in resina, una volta impiantata diventa parte integrante della bocca e protegge il dente da ulteriori lesioni.

L’inserimento della corona avviene in due fasi, prima viene restaurato il dente rotto o la parte che ne rimane, dopodichè viene applicata la corona. Una corona è una specie di involucro che viene ” infilato ” sopra il vecchio dente e cementato in loco. Per determinare la forma si fa un calco del dente. I ponti dentali sono dei restauri che sostituiscono i denti mancanti. Il ponte dentale è così chiamato perché colma letteralmente lo spazio creato quando si perdono i denti. Il ponte tipico comprende uno o più denti artificiali, noti come elementi intermedi, che sono tenuti in posizione da due corone dentali.

Differenza tra ponti dentali mobili e fissi

I ponti possono essere divisi in due categorie i ponti fissi e i ponti mobili. La differenza è che quelli fissi non possono essere rimossi,mentre quelli mobili si. Quindi come abbiamo detto per i ponti il supporto è dato dai denti adiacenti, finchè i denti di supporto sono sani e forti un ponte fisso può sostituire gran parte della dentatura. Quando il dente è troppo rovinato o è caduto l’unica soluzione è quella di appoggiarsi alle radici per mezzo di un perno sui quali viene impiantata la corona.

Il dente a perno è un impianto dentale che sostituisce in tutto è per tutto il dente mancante. Esso è costituito da una corona piena e da uno o più perni al di sotto di questa. A livello estetico il dente a perno è simile a un dente naturale.

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Recensioni sul Neurofeedback di Mente Autism

Il biofeedback è una tecnica che registra le attività del nostro Sistema Nervoso ,non invasiva, per il trattamento di vari disturbi .

Il biofeedback è utile nell’assimilazione di varie tecniche di rilassamento in quanto è possibile verificare l’efficacia misurando gli indici di agitazione e di rilassamento della persona. Gli indici riscontrati dal biofeedback sono gli stessi che sono modificati in caso di stress e ulteriori patologie. Durante il biofeedback la persona può osservare su un computer quale sia il suo stato di agitazione o rilassamento , e osservarne in tempo reale ogni cambiamento.

Lo scopo del biofeedback è di portare il paziente a una maggiore consapevolezza di questi cambiamenti. Attraverso le sedute il paziente impara come modulare questi parametri che però sono alterati e cosi facendo cercare di portarli a livelli più stabili. . Il biofeedback si può utilizzare in molti contesti come per esempio il contesto clinico. Risulta efficace nel trattamento di disturbi d’ansia, cefalea, asma ,per l’insonnia , e per altre patologie collegate con lo stress. Il biofeedback viene anche utilizzato soprattutto in ambito sportivo( calcio), per migliorare il sonno e per molte condizioni legate alla gestione dello stress. Il biofeedback è una tecnica che migliora la salute e migliora le prestazioni professionali e sportive .Dei sensori rilevano informazioni creando una riduzione del disturbo , ottenendo prestazioni maggiori e questi cambiamenti possono durare nel tempo senza utilizzare più lo strumento.

Il Neurofeedback è una tecnica mediante la quale si impara a gestire il proprio sistema nervoso e cosi facendo si acquisiscono informazioni per mezzo di un computer, e si attuano delle strategie per cercare di capire come modificarlo.

Riguardo a questo tipo di terapia potrebbe essere interessante guardare alcune delle testimonianze video che si trovano online come ad esempio https://www.youtube.com/channel/UCYq0FWUvxm5mQAu33kIoqDw oppure se si vuole scaricare maggiore documentazione a riguardo si può andare nel sito italiano di Mente Autism (www.menteautism.it) dove trovare altre risorse e risposte riguardanti questo tipo di terapia per gli autistici.

Il neurofeedback è un intervento non farmacologico, non presenta effetti collaterali e non vengono introdotte sostanze.

Neurofeedback e biofeedback potrebbero potenzialmente essere terapeutici per pazienti con scarsa attenzione. Uno studio è stato effettuato negli Stati Uniti i cui risultati, presentati a Cambridge dal professor Carrick ,mostrano cambiamenti positivi delle funzioni neurologiche dei bambini e un effetto positivo significativo del sistema Mente Autism nei pazienti analizzati fino ad oggi.

Mente Autism Funziona?

Alcune fra le varie voci in capitolo hanno riportato che mente Autism offre grandi risultati in breve tempo, che potrebbe non essere invasivo e in teoria con ogni sua sessione potrebbe aiutare ad allenare il cervello a lavorare in maniera più mirata aumentando la sua concentrazione. Gli effetti benefici di Mente Autism potrebbero essere unici per ogni utente come possiamo vedere nella testimonianza qui sotto riportata .

Testimonianza sulla possibile efficacia di Mente Autism

“Ashwaq mostra sintomi come lo scarso contatto visivo e la concentrazione e la maggior parte del tempo non risponde al suo nome quando lo chiamiamo. Il nostro centro ci ha quindi consigliato di iniziare la terapia con la fascia Mente, invitandoci a partecipare alle sessioni quotidiane.

Durante il suo primo semestre, Ashwaq non frequentava regolarmente, visti i ricorrenti giorni di festività che interrompevano continuamento il programma.

Dopo aver usato Mente per 10 sessioni consecutive, abbiamo notato che Ashwaq iniziò a manifestare un miglioramento sotto l’aspetto visivo;

Ha iniziato a guardare la TV e a sua madre.

Abbiamo chiesto alla famiglia se c’era stato qualche altro cambiamento nella vita quotidiana di Ashwaq (a parte Mente), tipo variazioni nella dieta, nella terapia o nel farmaco, ma la madre ha negato qualunque cambiamento.

La madre ha anche osservato che c’erano stati miglioramenti nel contatto visivo e nell’attenzione di Ashwaq alle cose.

Questo è molto incoraggiante visti i tempi così brevi. Continuiamo a monitorare attentamente il progresso di Ashwaq mentre continua a usare Mente Autism “.

Autore: Eqab AL-Badarneh, terapeuta senior professionale Ras Al-Khaimah Centro di riassicurazione, UAE

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Creme snellenti: sono efficaci? Guarda le domande più comuni

Cosa sono le creme snellenti?

Le creme snellenti sono dei preparati da applicare sulla pelle per ridurre l’accumulo di grasso in eccesso nel tessuto adiposo; queste creme funzionano solo a livello superficiale in quanto potrebbero servire più che altro per contrastare disagi estetici comuni come accumuli di cellulite.

Le creme snellenti sono efficaci?

Quando parliamo di creme snellenti parliamo di marchi affidabili e di aziende molto serie che tengono molto alla soddisfazione della clientela e che non vorrebbero mai essere ettichettate come truffaldine: per questo motivo, proprio per testare l’efficacia delle creme snellenti viene realizzata una attento studio comprendente anche vari test sui pazienti che vengono monitorati e controllati attentamente negli effetti per assicurare che il preparato anzitutto non determini effetti indesiderati e ovviamente per essere certi del risultato, misurando quindi i cambiamenti che ne derivano.

Come funzionano le creme snellenti?

Il funzionamento delle creme snellenti si basa sui principi attivi contenuti nei vari preparati: si tratta solitamente di prodotti di origine naturale, come ad esempio la ben nota caffeina, che permettono di velocizzare i processi vitali delle cellule e che aumentano così il consumo di grassi, aiutando a contrastare l’accumulo adiposo sulla pelle.

Molte aziende hanno brevettato la loro formula specifica investendo molti soldi alla ricerca dei preparati più efficaci possibili e meno invasivi per chi li utilizza; col tempo sono stati scoperti molti principi alcuni ad esempio derivanti da alghe, bava di lumaca, veleno d’api e così via. L’importante come sempre è che funzioni e sia stato provato con attenzione: è importante soddisfare le esigenze della clientela e portare avanti la loro battaglia affiancandola in maniera seria ed efficace.

Creme snellenti a confronto: come trovarle?

Confrontare gli effetti di una crema snellente è possibile solo se chi l’ha provata fa sapere la propria opinione. Se ti può interessare esiste persino un sito web dedicato alle creme snellenti dove è possibile leggere o lasciare la propria opinione sull’efficacia di un prodotto o semplicemente sull’effetto che questo ha avuto sulla tua forma fisica.

È possibile fare delle creme snellenti fai da te?

Sicuramente molti ingredienti sono disponibli in natura ma visto che alcune creme costano davvero poco e sono molto efficaci, testate e preparate con cura perché avviarsi in un’avventura simile? Ad ogni modo su internet sono presenti varie ricette su come creare la propria crema snellente a casa, puoi confrontare lì qualche informazione e cercare di scoprire il possibile.

Esistono creme snellenti senza caffeina?

Come detto poco fa le aziende investono molti fondi sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti di bellezza per risolvere in maniera efficace i problemi dei pazienti come ad esempio allergie e intolleranze alle sostanze comuni contenute nelle creme snellenti; in commercio è possibile acquistare molte creme snellenti senza caffeina.

Creme snellenti per uomo: esistono?

Credere che il problema del grasso nella pelle sia un problema solamente femminile è sbagliato: anche molti uomini tengono alla bellezza del loro corpo e vogliono fare il possibile per migliorare. Di solito le creme snellenti per uomo servono per aiutare a eliminare il grasso che divide la pelle dai muscoli degli addominali: combinate alla palestra possono aiutare a tonificare l’addome e rendere più visibile la “tartaruga”

Creme snellenti in gravidanza: si possono usare?

Le creme snellenti non possono essere generalmente utilizzate in gravidanza senza il parere positivo del proprio medico: è sempre il caso di fare attenzione ed informarsi.

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Nuove dipendenze Trattamenti

Trattamento del Gioco d’Azzardo Patologico

Nonostante il suo riconoscimento come malattia mentale da parte della psicologia e della psichiatria, il gioco d’azzardo continua a rappresentare un passatempo, al massimo un “vizio” per una discreta fetta di popolazione. Ma il fatto più grave è che i giocatori stessi non si rendono conto della gravità del loro problema fino a che non cadono in rovina economica. In tutti i tipi di dipendenza non è facile per il soggetto riconoscere la propria condizione e chiedere aiuto, ma nel caso del gioco d’azzardo è ancora più difficile. L’accettazione del gioco come fenomeno socialmente condiviso occulta la gravità che questo fenomeno assume per molte persone, giungendo a distruggere la loro esistenza. Inoltre il giocatore, anche quando decide di farsi aiutare, lo fa per risolvere i suoi problemi economici, non perché riconoscere di aver sviluppato una dipendenza. Qualsiasi tipo di trattamento prende le mosse da questo momento di riflessione, in cui il soggetto prende coscienza della vera natura del proprio problema e si impegna nel cambiamento.

Così come si possono usare varie griglie di lettura per interpretare il gioco d’azzardo, esistono anche vari approcci al trattamento.

Un esempio è dato dalla teoria cognitiva, la quale individua nei processi cognitivi i fattori determinanti nello sviluppo e nel mantenimento dei problemi di gioco. Come descritto nel precedente capitolo, il giocatore sviluppa una sorta di “pensiero magico”, attraverso il quale interpreta gli eventi e si illude di poter controllare il caso, nella convinzione di essere capace di predire i risultati del gioco. Il trattamento secondo questo modello psicologico si fonda pertanto sulla correzione di queste percezioni erronee, cercando di ristabilire nel soggetto il giusto concetto di ”azzardo”, nella convinzione che la motivazione a giocare scenda di conseguenza.

Walters (1994) pianifica un programma terapeutico basato sulla riprogettazione dello stile di vita del soggetto: prima di tutto si sviluppa la motivazione al cambiamento, dopodiché si costruiscono gli strumenti per il cambiamento ed infine si cerca di realizzare uno stile di vita alternativo che valorizzi interessi più adeguati e che funzioni da rinforzo in modo da poter abbandonare il gioco d’azzardo.

Esaminando la realtà Italiana, osserviamo che le opportunità di trattamento per la dipendenza da gioco sono ancora scarse, tant’è vero che il fenomeno viene ancora trattato nei Sert insieme alle altre dipendenze.

L’unica associazione che si occupa specificamente del gioco d’azzardo patologico è la S.I.I.Pa.C, Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive, fondata a Bolzano dal Dott. Cesare Guerreschi. Occupandosi del recupero degli alcolisti negli anni ’70, Guerreschi si rese conto che molti di loro presentavano anche una dipendenza da gioco, cosi’ iniziò a studiare la correlazione tra i due fenomeni e nacque il suo interesse per i giocatori patologici

La S.I.I.Pa.C.

La S.I.I.Pa.C è uno associazione no-profit nel senso che non dipende dallo Stato, non opera a scopo di lucro e le entrate vengono impiegate per l’autofinanziamento. La S.I.I.Pa.C. è l’unica ad offrire in Italia una comunità di recupero residenziale per i giocatori d’azzardo, così come avviene per i tossicodipendenti. Il programma terapeutico prende in carico il soggetto sotto tutti gli aspetti, partendo dal presupposto che la dipendenza da gioco non si è instaurata per caso, ma è il risultato di una sofferenza che apparteneva al soggetto anche prima del suo incontro con il gioco. L’approccio su cui ci si basa è infatti quello sistemico-relazionale, che interpreta la dipendenza come un disagio derivante da una disfunzione nel sistema familiare, in cui tutti i rapporti devono essere analizzati e devono essere ristabiliti i ruoli all’interno dei diversi piani generazionali. Per questo anche la famiglia del giocatore viene coinvolta nel processo di cambiamento del giocatore, il quale compirà un cammino di crescita interiore e di presa di coscienza delle proprie problematiche. Lo scopo non è quindi solo quello di raggiungere l’astinenza, che comunque è necessaria, ma riuscire a risolvere i nodi che hanno portato al momento di impasse e all’esordio della dipendenza come sintomo funzionale ad un situazione familiare patologica sottostante.

L’astinenza, come ho accennato, è il punto di partenza ed è ritenuta indispensabile anche alla fine del trattamento. Questo perché Guerreschi sostiene che non si può mai “guarire” completamente da una dipendenza, come gli alcolisti non riescono ad assumere alcol in maniera regolata nemmeno dopo anni di astinenza, così il giocatore non potrà mai avere un controllo sul suo comportamento di gioco.

Le tappe della terapia ricalcano principalmente la fase ascendente dello schema di Custer, la quale termina con il raggiungimento di un nuovo stile di vita. Il soggetto in genere chiede aiuto nella “fase critica” quando si rende conto di non avere più le risorse per risolvere i propri problemi economici. Egli infatti non riconosce il vero problema, ovvero l’incapacità di controllare il proprio bisogno di giocare, ma si concentra sul disastro finanziario. Anche a questo sono dovute le prime resistenze al cambiamento: smettere di giocare significa abbandonare la speranza di poter recuperare magicamente ed in fretta ciò che si è perduto. La figura del tutor che cura gli interessi del giocatore dal punto di visto finanziario è importantissima all’interno del progetto, il pagamento dei debiti consente al soggetto di acquistare una certa autostima, necessaria per portare avanti l’impegno della terapia. Nella “fase critica” si cerca soprattutto di costruire la motivazione al cambiamento del soggetto, essa si compone di otto tappe:

  1. Avere un sincero desiderio di aiuto;
  2. Avere speranza;
  3. Smettere di giocare;
  4. Prendere decisioni;
  5. Schiarire le idee;
  6. Tornare lavorare;
  7. Risolvere i problemi;
  8. Programmare il risarcimento dei debiti.

In genere l’astinenza all’inizio del trattamento non crea grossi problemi, ma bisogna mettere in conto la possibilità di ricadute. Esse non devono essere considerate né dal giocatore, né dall’operatore come un fallimento, anzi possono servire soprattutto al giocatore per metterlo in guardia di fronte ad eventuali situazioni a rischio e dissuaderlo da un atteggiamento di eccessiva sicurezza.

La seconda fase che il giocatore attraversa nel suo recupero è detta “di ricostruzione” e si articola in sei tappe:

  1. Migliorare i rapporti familiari;
  2. Tornare a rispettare se stessi;
  3. Sviluppare delle mete;
  4. Trascorre più tempo con la famiglia;
  5. Avere minore impazienza;
  6. Avere maggiore rilassatezza.

A questo punto il soggetto inizia a lasciare la vita da giocatore patologico. L’astinenza dal gioco gli permette di avere più tempo da passare con la famiglia per cui ha la possibilità di migliorare i rapporti ed entrare in contatto con una emotività che sembrava perduta a causa dell’assorbimento totale nella dipendenza. Il risanamento dei debiti favorisce anche questi rapporti. Dal punto di vista personale, si iniziano ad intravedere i primi risultati della terapia: il soggetto comincia a comprendere i propri limiti, abbandonando l’illusione di onnipotenza che alimentava il comportamento di gioco, allo stesso tempo aumenta la sua autostima grazie al risanamento dei problemi finanziari. Egli abbandona anche un’altra percezione distorta, la speranza di poter ottenere tutto e subito. Impara a pianificare e capisce che per arrivare alla realizzazione di un progetto occorre impegno e sacrificio. Il nuovo quadro della situazione permette al soggetto di essere più rilassato.

Progressivamente si arriva alla “fase di crescita”, che complessivamente rappresenta lo scopo della terapia. Essa si compone di quattro momenti:

  1. Diminuzione della preoccupazione legata al gioco;
  2. Introspezione;
  3. Comprensione per gli altri;
  4. Dare affetto agli altri.

La remissione del comportamento disfunzionale lascia una sorta di “vuoto” dato che esso riempiva tutto lo spazio psichico del soggetto. Ma a questo punto egli è pronto a riempire questo vuoto con nuovi valori, atteggiamenti, emozioni che faranno parte del suo nuovo stile di vita.

Come possiamo notare questo approccio è molto ricco, il programma terapeutico che Guerreschi propone è originale in quanto è stato creato da lui stesso e mette insieme teorie diverse. Possiamo rintracciare uno sforzo di stampo cognitivista nel tentativo di eliminare idee irrazionali, come l’illusione di onnipotenza e di controllo dal funzionamento psichico del soggetto. A questo si affianca l’impegno nel potenziamento dell’autostima e dell’autoefficacia, concetti tratti dalla social cognition di Bandura. Inoltre si possono vedere anche tracce di comportamentismo nell’astinenza iniziale, confidando sul fatto che i risultati conseguiti mano a mano con la terapia fungeranno da rinforzo per un suo mantenimento nel tempo.

L’approccio si dice multimodale in quanto si serve di diversi strumenti per raggiungere i risultati prefissati. Vengono infatti praticate terapie individuali, di gruppo, consulenze legali, sostegno alla famiglia grazie alla costituzione di gruppi di auto-aiuto,etc.

La S.I.I.Pa.C. ha sede ha Bolzano, dove si possono seguire sia trattamenti residenziali in comunità, sia ambulatoriali. Recentemente però è stato aperto a Roma lo sportello Infoazzardo, gestito dalla stessa associazione in collaborazione con l’Ufficio Roma Sicura.

I gruppi di auto-aiuto

I gruppi di auto-aiuto sorgono in seguito al fallimento del sistema del welfare state. I cittadini, non  sentendosi soddisfatti dai servizi offerti dallo stato e percependo gli operatori come demotivati e troppo distaccati, si uniscono nel tentativo di darsi sostegno reciproco. Questi gruppi sono autogestiti ed autofinanziati, rifiutano una struttura di tipo gerarchico e si fondano sulla parità tra i membri, i quali a turno rivestono ruoli di organizzazione e gestione amministrativa, impedendo così che il potere si accentri nelle mani di uno solo. Il gruppo non è perciò guidato da un professionista e la presenza di un eventuale psicologo per esempio, è tollerata solo se non interferisce nell’organizzazione del gruppo ed interviene all’unico scopo di facilitare la comunicazione tra i partecipanti. Durante gli incontri ciascuno racconta a turno la propria storia e gli altri ascoltano con partecipazione emotiva (Francescano e Ghirelli, 1998). I Gamblers Anonymous, giocatori anonimi, sono i primi ad inaugurare questa tendenza aggregativa nel 1935, allo scopo di combattere la loro dipendenza dall’alcol. La filosofia dei gruppi di self-help risiede nel concetto di mutuo aiuto: ogni membro aiutato dagli altri e allo stesso tempo aiuta gli altri. In questo modo si mettono in moto una serie di processi benefici per l’individuo:

  • vedendo che un’altra persona con il suo stesso problema è riuscita a superarlo, abbandona l’idea di impotenza che aveva sviluppato nei confronti della sostanza (se per es. il problema è una dipendenza) che lo ha assoggettato;
  • Sentendosi utile per un’altra persona il soggetto acquista maggiore fiducia in se stesso ed aumenta la propria autostima;
  • Un’adeguata autostima porta a sentirsi competenti ed in grado di portare a termine con successo dei progetti (maggiore self-efficacy);
  • Il soggetto si sente potenziato nella capacità di risolvere il problema;
  • Inoltre la condivisione del problema da parte di un gruppo ne fa sentire meno il peso su ogni singolo individuo (“mal comune mezzo gaudio”).

Nel 1957 nasce l’associazione dei Gamblers Anonymous, i Giocatori Anonimi (GA), sull’esempio degli Anonimi Alcolisti (AA). Essi ritengono che il gioco d’azzardo sia una malattia con natura progressiva, la quale non può essere curata, ma solo arrestata, attraverso il raggiungimento della totale astinenza. Il recupero si fonda sulla lettura a turno dei “dodici passi dell’unità”, che rappresentano una specie di regolamento dell’associazione e dei “dodici passi del recupero”, attraverso i quali il giocatore riconosce la propria impotenza di fronte al gioco, si affida ad un Potere più grande di lui, fa un esame della propria vita, riconosce i propri errori e con la meditazione mira a cambiare la propria vita. (Croce e Zerbetto, 2001).

Anche il programma dei Giocatori Anonimi si fonda sullo stesso sistema dei “dodici passi”. A tale proposito Browne (1991), scrive un articolo in cui afferma che i due gruppi sono sostanzialmente diversi, contrariamente all’opinione popolare. Le principali differenze risiederebbero nella struttura organizzativa, nella concezione del problema e nella natura della consapevolezza dei membri. Egli sostiene  l’opportunità di allargare e potenziare il ruolo delle GA, che sono più piccole rispetto alle AA e crescono in proporzione minore nel corso degli anni. Allo stesso tempo propone di sviluppare altre forme specifiche di trattamento, residenziali e di comunità per migliorare la cura di queste persone.

Ogni tipo di terapia può comunque essere accompagnata da un trattamento di tipo farmacologico, soprattutto nei casi più gravi, laddove il gioco d’azzardo sia associato ad altre forme psicopatologiche come la depressione, che espone l’individuo a rischio di suicidio. In questi casi risulta efficace l’azione di un farmaco antidepressivo, il Fevarin, che agisce sul sistema serotoninergico, responsabile nell’iniziazione dei comportamenti, nella regolazione dell’aggressività e nella capacità di controllare gli impulsi. Ravizza, direttore del dipartimento di neuroscienze di Torino afferma l’utilità di questo tipo di farmaco nella cura dei giocatori patologici. Dal punto di vista psicologico però l’eliminazione di un comportamento disfunzionale porta alla soluzione del problema solo in superficie, perciò un trattamento psicoterapeutico adeguato risulta imprescindibile.