Una variabile ampiamente studiata in letteratura in relazione al fenomeno del cyberbullismo è l’età, in particolare per quanto riguarda il passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza. Effetti diversi di questa variabile sono emersi dalle ricerche condotte in ambito nazionale e internazionale a causa del fatto che le età scelte dagli autori non sono sempre sovrapponibili e confrontabili (Guarini, 2009), questo porta quindi ad una mancanza generale di consenso sulla relazione fra fenomeno ed età.
Un primo gruppo di studiosi ha mostrato un incremento significativo del coinvolgimento degli adolescenti nel fenomeno del cyberbullismo con l’aumentare dell’età (Bartolo e Palermiti, 2007; Kowalski e Limber, 2007; Smith et al., 2008; Yabarra e Mitchell, 2004; Raskauskas e Stoltz, 2007). Ad esempio secondo Yabarra e Mitchell (2004) percentuali minori di bulli e vittime si riscontrano nei preadolescenti dai 10 ai 12 anni (22.0% vittime e 7.8% bulli), queste percentuali crescono tra i 13 e i 14 anni (31.0% vittime e 27.4% bulli), diventando ancora più elevate tra i 15 e i 17 anni (47.0% vittime e 64.8% bulli), non solo quindi vi è un incremento, ma questo è particolarmente evidente per il ruolo di bullo. Ancora altri studi confermano una crescita del fenomeno tra la fine delle scuole secondarie di primo grado e l’inizio di quelle di secondo grado (Hinduja e Patchin, 2009; Kowalski e Limber, 2007). Kowalski e Limber (2007) spiegano questo incremento del fenomeno con il crescere dell’età ed in particolare per gli studenti di scuola secondaria di secondo grado, facendo riferimento al tempo che questi adolescenti passano al computer e con le tecnologie a questo collegate, questo li ha portati ad essere più specializzati nel loro uso e nella partecipazione ai social network. Uno studio condotto negli Stati Uniti nel 2006 (Lenhart et. al., 2006), con più di 900 soggetti, rivela come gli studenti tra i 15 e 17 anni siano più propensi a riportare di aver preso parte a prepotenze on-line, rispetto a qualsiasi altra età. Allo stesso modo, studi condotti in Giappone (Aoyama e Talbert, 2009), confermano come il cyberbullismo sia più esteso e prevalente fra gli studenti di scuola secondaria di secondo grado. Infine uno studio statunitense (Cole et al., 2003) riporta come gli studenti di scuola secondaria di secondo grado siano più coinvolti in questo fenomeno rispetto a studenti di scuole inferiori, mostrando inoltre un decremento del fenomeno con la fine del percorso scolastico.
Un secondo gruppo di studiosi ha mostrato un effetto opposto della variabile età caratterizzato da un decremento della percentuale di bulli e vittime con il crescere dell’età. Nello studio di Dehue e colleghi (2008) la percentuale di bulli e vittime decresce con il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo. Anche nello studio di Slonje e Smith (2008) si nota un decremento, infatti la percentuale di vittimizzazione nelle scuole secondarie di primo grado risulta del 17.5%, questa decresce nelle scuole secondarie di secondo grado al 3.3%. Anche in un recente studio di Calvete e colleghi (2010) risulta come via sia un picco di episodi di cyberbullismo fra i 13 e 15 anni, lo studio di Williams e Guerra (2007) conferma questi dati, testimoniando come vi sia uno sviluppo del fenomeno intorno ai 10 anni, con un culmine intorno ai 13 anni, per poi decresce verso i 16 anni. Nel lavoro di Ortega e colleghi (2008) i risultati legati all’età si differenziano in base al ruolo ricoperto dal soggetto in questo fenomeno infatti la percentuale di vittime risulta più elevata tra i ragazzi più giovani, e la percentuale di aggressori più elevata tra i ragazzi più grandi. Dato che invece contrasta con lo studio di Cole e colleghi (2003) secondo cui gli studenti di scuola secondaria di secondo grado riportano di aver subito più prepotenze rispetto agli studenti di scuole di grado inferiore. Secondo i dati italiani del Progetto DAPHNE II (2008) si indica un aumento delle percentuali di adolescenti che dichiarano di aver compiuto atti di bullismo elettronico con il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo grado, con alcune differenze legate alla tecnologia usata, Internet risulta infatti la tecnologia elettronica più usata per le aggressioni elettroniche degli adolescenti più grandi.
Anche l’istituto IFOS si è occupato dei dati relativi al cyberbullismo, secondo questi il 14.0% dei soggetti delle scuole secondarie di primo grado e il 16.0% delle scuole secondarie di secondo grado ritiene di esserne stato
vittima ma solo 1.7% e l’1.8% dice di aver subito attacchi in maniera
continuativa. I cyberbulli invece sono il 12.2% alle medie inferiori e il
17.4% alle medie superiori e di questi rispettivamente 1.4% e l’1.2% hanno
preso parte diverse volte a settimana ad attacchi contro coetanei. Nello
studio di Smith e colleghi (2007) si mostra un incremento nel
coinvolgimento del cyberbullismo come perpetratore e possibile vittima, tra gli 11 e i 16 anni, sempre secondo Smith e colleghi, la natura indiretta e
tecnologica del fenomeno può produrre molte più differenze legate all’età
rispetto al bullismo tradizionale. Inoltre i bambini delle scuole primarie
continuano a riportare maggiori casi di bullismo tradizionale rispetto ai
preadolescenti e adolescenti nelle scuole secondarie (Rigby, 1996; Rigby e
Slee, 1991), questo probabilmente perché i bambini delle scuole primarie
non usano ancora allo stesso modo dei ragazzi più grandi le tecnologie per
comunicare in modo così diffuso (Campbell, 2005).
Infine è quindi possibile affermare come, anche se gli studi sul
cyberbullismo in relazione alla variabile età siano molteplici, ancora non
siamo arrivati ad un comune consenso sull’andamento del fenomeno in
relazione all’età.