
La Dipendenza dagli Acquisti, detta anche Shopping Compulsivo, è un disturbo che viene descritto per la prima volta da Kraepelin nel 1915, il quale parla della “mania di comprare” o della “oniomania” come di un impulso patologico. In seguito Bleuler (1924) lo elenca tra gli “impulsi reattivi”. Nella sua ricerca del 1994, la studiosa McElroy propone i seguenti criteri diagnostici per distinguere le persone che praticano lo shopping come una normale attività, da quelle per cui esso assume caratteristiche patologiche:
- La preoccupazione, l’impulso o il comportamento del comprare non adattivi come indicato da uno dei seguenti elementi
- frequente preoccupazione o impulso a comprare, esperiti come irresistibili, intrusivi o insensati;
- comprare frequentemente al di sopra delle proprie possibilità, spesso oggetti inutili (o di cui non si ha bisogno), per un periodo di tempo più lungo di quello stabilito.
- La preoccupazione, l’impulso o l’atto del comprare causano stress marcato, fanno consumare tempo, interferiscono significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo o determinano problemi finanziari (indebitamento o bancarotta).
- Il comprare in maniera eccessiva non si presenta esclusivamente durante i periodi di mania o ipomania.

I soggetti che presentano questo disturbo riportano tensione crescente ed un impulso incontrollabile che li spinge a comprare, per poi sentirsi sollevati e provare un senso di piacere e gratificazione. Lo shopping compulsivo causa problemi significativi quali, stress, interferenze con il funzionamento sociale e lavorativo, distruzione familiare e coniugale e gravi problemi finanziari. Il comportamento è considerato un disordine solo quando provoca simili conseguenze negative nella vita dell’individuo. Inoltre, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna in seguito all’acquisto di oggetti, che il più delle volte vengono messi da parte o regalati oppure buttati via.
Tutti gli studi condotti su tale disturbo riferiscono che esso si manifesta soprattutto nelle donne di giovane età; quasi che l’80% dei compulsive buyers sono donne. Si pensa, a tale proposito, che la società contemporanea crei in questa categoria un accrescimento dell’autostima attraverso gli oggetti acquistati. I prodotti che vengono maggiormente comperati sono: vestiti, scarpe, gioielli e cosmetici; seguono inoltre, in percentuali minori, articoli di ogni genere, dai pezzi da collezione, alle automobili.
Comorbilità dello Shopping Compulsivo con altri disturbi psichici
La McElroy (ricerca del 1994) trova che il 90% dei soggetti affetti sa Dipendenza da Shopping presentano disturbi dell’umore (depressione), altri mostrano disordini legati all’ansia (fobie, panico, disturbo ossessivo compulsivo), abuso di sostanze (in particolare alcol), disturbi dell’alimentazione e discontrollo degli impulsi.
La presenza di un così alto grado di comorbilità con altre patologie psichiatriche, porta ad ipotizzare di diverse possibili cause nell’eziologia della dipendenza dagli acquisti.
Lo shopping compulsivo può essere inquadrato come un Disturbo Ossessivo Compulsivo, come una strategia utile per alleviare la depressione, come una forma di dipendenza o come un Disturbo del Controllo degli Impulsi.
Dipendenza da Shopping come Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il Compulsive Buying può rappresentare una variazione del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). I soggetti affetti da questa patologia sostengono di essere assaliti dall’urgenza di comprare, come in preda ad un’ossessione che li costringe a mettere in atto il comportamento. Molti di loro descrivono questo impulso irrefrenabile come intrusivo.
Tale disturbo presenta spesso caratteristiche sia di tipo egosintonico, poiché genera sollievo e piacere dopo l’acquisto, sia di tipo egodistonico, in quanto crea stress, conseguenze negative e sentimenti di colpa. Per questo motivo non è da escludersi l’ipotesi che lo shopping compulsivo possa rientrare nella categoria generale dei Disturbi Ossessivi Compulsivi.
Dipendenza da Shopping derivante da Depressione
Esistono diversi motivi per poter pensare che il Compulsive Buying possa rappresentare una strategia messa in atto per alleviare uno stato depressivo sottostante. Innanzitutto si è visto che sentimenti negativi come tristezza, solitudine, frustrazione o rabbia incrementano la tendenza a fare acquisti, mentre lo shopping stesso è associato ad emozioni piacevoli quali felicità, senso di potere e competenza (Lejoyeux et al., 1996). Inoltre, secondo la ricerca della McElroy e coll., l’impulso si manifesta soprattutto durante gli episodi depressivi meno gravi, mentre è assente negli episodi severi o maniacali. Il fatto che gli oggetti acquistati siano molto spesso inutili e che il più delle volte vengano messi da parte o regalati, ci fa capire che essi servono solo a riempire un vuoto di sentimenti positivi e di autostima nel soggetto. Proprio l’autostima potrebbe costituire il legame tra depressione e shopping patologico: i compulsive buyers hanno, di solito, punteggi di autostima molto più bassi rispetto ai normali consumatori. Per questi soggetti patologici fare acquisti potrebbe essere un modo per innalzare la propria autostima e combattere frustrazione ed umore depresso.
Infine, è da segnalare che nove soggetti su tredici pazienti trattati con antidepressivi nello studio di McElroy (ricerca del 1994), mostrano una completa o parziale remissione dei sintomi caratteristici del Compulsive Buying.
Lo shopping come dipendenza
Molto interessante è però anche l’accostamento con la dipendenza. Come abbiamo visto, lo shopping a livelli patologici si associa spesso ad altri tipi di dipendenza da comportamenti o da sostanze. Similmente ad esse possiede le caratteristiche della tolleranza, che porta i soggetti ad incrementare progressivamente tempo e denaro speso negli acquisti e del craving, l’incapacità di controllare l’impulso di mettere in atto il comportamento. In questo modo il soggetto affetto da tale disturbo cerca immediata gratificazione, agendo nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative a cui andrà incontro. In seguito all’acquisto egli sperimenta un senso di riduzione delle tensione che funziona da rinforzo per il successivo ripetersi del comportamento disfunzionale.
Impulsività nella dipendenza da Shopping
L’evidente presenza di una componente d’impulsività nella dipendenza dallo shopping e la sua frequente associazione con il Disturbo del Controllo degli Impulsi, rende probabile l’ipotesi dell’ origine comune delle due patologie.
Alcune caratteristiche che le accomunano sono: la tensione che precede la messa in atto del comportamento, la ricerca di immediata gratificazione, e l’incapacità di sopportare la frustrazione derivante dall’astenersi dall’agire.
Dipendenza da Shopping: Conclusioni
Grazie alla letteratura scientifica in materia è possibile delineare un quadro generale del disturbo da shopping compulsivo, che permette di riconoscerne i sintomi caratteristici e le principali manifestazioni. E’ auspicabile comunque un maggiore sviluppo nella ricerca riguardante questa nuova forma di dipendenza comportamentale.