Il trattamento farmacologico per pazienti con BPD e SUDS richiede alcuni
indicazioni specifiche fondamentali per la gestione terapeutica.
Alcuni autori infatti (Weiss & Najavitis, 1994) sono riluttanti a prescrivere
farmaci a pazienti con DD per le seguenti ragioni:
- Timore di interazioni tossiche tra farmaci e sostanze;
- Timore di migliorare la condizione del paziente, facendo in tal modo
diminuire la sua motivazione a smettere di usarle; - Timore di essere manipolato dal paziente.
Tuttavia alcuni autori (American Psychiatric Association, 2001; Fioritti &
Solomon, 2002; Lieb et al., 2004; Manzato & Fea, 2004; Milesi et al., 2003)
ribadiscono l’importanza che questo tipo di trattamento può avere e ritengono sia sufficiente attenersi ad una serie di regole per evitare di correre rischi:
- L’indicazione all’uso del farmaco dovrebbe essere chiara e precisa,
evitando prescrizioni dettate dalla disperazione terapeutica; - Considerare il potenziale di abuso, pazienti con DD possono abusare di
sostanze che non sono ritenuti farmaci di abuso; - I pazienti vanno informati dei potenziali pericoli di interazione tra farmaci
e abuso di sostanze.
Trattamento combinato farmacologico e psicoterapeutico
L’uso degli psicofarmaci in associazione con la psicoterapia, come pratica clinica molto comune e in rapida espansione, è un aspetto della complessità presente nel trattamento riabilitativo integrato, che necessita di una gestione corretta per migliorare la qualità e l’efficacia del trattamento riabilitativo.
Questa tecnica terapeutica combinata, definita “psicoterapia ad orientamento farmacoterapeutico”, è basata sull’evidenza che il trattamento farmacologico aiuta a ridurre l’irritazione, l’ostilità e l’aggressività e migliora la comunicazione, le relazioni interpersonali e la partecipazione al processo psicoterapeutico, mentre la psicoterapia aiuta il paziente ad accettare lo psicofarmaco.
Nel caso di un disturbo da uso di sostanze psicoattive, di un BPD o di un rischio suicidario, il trattamento con psicofarmaci è essenziale (Manzato & Fea, 2004).
A tale proposito alcuni autori (American Psychiatric Association, 2001; Maggini & Pintus, 1996) ritengono che la combinazione tra farmacoterapia e psicoterapia, sia particolarmente utile quando il BPD si trova in associazione con disturbi
dell’Asse I.
Nella psicoterapia di gruppo l’uso associato di psicofarmaci si è rilevato di fondamentale importanza, in particolare questi possono ridurre il ritiro, l’isolamento, l’evitamento ed altri sintomi psicopatologici che interferiscono con le relazioni interpersonali e sociali e che sono fondamentali per la coesione,l’apprendimento interpersonale, l’attivazione della speranza e per altri fattori terapeutici propri della psicoterapia di gruppo (Manzato & Fea, 2004).