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Droghe e Sostanze Stupefacenti: La tossicodipendenza

Le persone sperimentano le droge e le sostanze stupefacenti per molte e diverse ragioni. Molti provano le droghe per curiosità, per avere delle sensazioni diverse, perché magari gli amici le stanno provando, o magari durante una attivita’ sportiva per migliorare le prestazioni atletiche. O ancora per facilitare e rendere lieve un problema, come lo stress, l’ansia o la depressione.

Sostanze Stupefacenti
Sostanze Stupefacenti

L’uso delle droghe non porta automaticamente ad un abuso di esse, e non esiste un livello specifico in cui il consumo di droga si sposta dal casual al problematico o alla dipendenza. Esso varia da individuo a individuo.

Il vero problema dell’abuso delle droga e della dipendenza non è tanto la quantità o la frequenza con cui una certa droga o sostanza viene consumata, ma ha a che fare con le conseguenze del consumo e abuso di sostanze stupefacenti.

Non importa quante volte o quanto poco si sta consumando: se il consumo di droghe sta causando problemi nella vostra vita (a lavoro, a scuola, a casa) o nei vostri rapporti, probabilmente hai un abuso di droga o un problema di dipendenza.

La dipendenza da sostanze stupefacenti: cominciamo a conoscerla

Molte persone non capiscono perché o come altre persone diventano dipendenti da droghe. Si da spesso, ed erroneamente, per scontato che i tossicodipendenti non hanno principi morali o forza di volontà e che avrebbero potuto smettere di usare droghe semplicemente scegliendo di cambiare il loro comportamento. In realtà, la tossicodipendenza è una malattia complessa. Ad esempio, anche il solo smettere di fumare richiede più di buone intenzioni o di una forte volontà.

Se siete preoccupati per il vostro uso di droghe o per l’uso che ne fa un vostro amico o familiare, è importante che ci sia l’aiuto e il supporto da parte di qualcuno.

Imparare a conoscere la natura della droga e della tossicodipendenza, come si sviluppa, ciò che sembra e perché può avere un potere distruttivo sul corpo e la vita di una persona, vi aiuterà ad avere una migliore comprensione del problema delle dipendenze e come trattarlo.

Che cosa è la dipendenza da sostanze stupefacenti o tossicodipendenza?

Dipendente da Droghe: effetti sul corpo
Dipendente da Droghe: effetti sul corpo

La tossicodipendenza è una malattia cronica del cervello che causa una compulsiva ricerca di una sostanza stupefacente e un uso di essa, con conseguenza dannose inimmaginabili per l’individuo dipendente e per coloro che gli stanno accanto.

Anche se la decisione iniziale di assumere sostanze stupefacenti è, nella maggior parte dei casi, volontaria, i cambiamenti che si verificano nel cervello nel corso del tempo, modifivano l’autocontrollo e ostacolano la sua capacità di resistere agli impulsi intensi di prendere sostanze stupefacenti.

Simile ad altre malattie croniche e recidive, come il diabete, l’asma, o malattie cardiache, la tossicodipendenza puo’ essere gestita con successo. Allo stesso modo di altre malattie croniche comunque, non è raro, per una persona tossicodipendente, ricadere e riniziare ad abusare di droghe e sostanze stupefacenti. La ricaduta, tuttavia, non signiifica “fallimento”, ma indica piuttosto che il trattamento dovrebbe essere reintegrato, migliorato o cambiato con un trattamento alternativo.

Cosa succede al cervello quando si prende una sostanza stupefacente?

Dopamina comanda le percezioni del nostro cervello
La dopamina regola le percezioni del cervello

Le droghe e le sostanze stupefacenti sono sostanze che alterano il modo in cui le cellule del norstro cervello inviano, ricevevono ed elaborare le informazioni. Ci sono almeno due modi in cui le droghe causano questa alterazione:

  1. imitando in modo alterato i “messaggeri chimici” naturali che viaggiano nel nostro cervello;
  2. stimolando eccessivamente il “circuito di ricompensa”, ossia la sensazione di piacere che proviamo.

Alcune droghe e sostanze stupefacenti, come marijuana ed eroina, hanno una struttura simile ai naturali “messaggeri chimici”, chiamati neurotrasmettitori,  che viaggiano nel nostro corpo. Questa somiglianza permette alle droghe di “ingannare” i recettori del cervello e di attivare le cellule nervose per inviare messaggi anomali.

Altre droghe, come la cocaina o metanfetamina, possono sollecitare le cellule nervose al rilascio anomalo di grandi quantità di neurotrasmettitori naturali che produce un messaggio fortemente amplificato e distorto per il nostro cervello.

Ad ogni modo, quasi tutte le sostanze stupefacenti, direttamente o indirettamente, alterano il sistema di ricompensa del cervello inondando il circuito con la dopamina. La dopamina è un neurotrasmettitore presente nelle regioni del cervello che controllano il movimento, l’emozione, la motivazione, e le sensazioni di piacere. La sovrastimolazione di questo sistema produce effetti euforici. Questa reazione mette in moto un sistema che “insegna” alle persone a ripetere il comportamento e a cadere, spesso, nell’abuso delle sostanze stupefacenti.

La Dopamina in Chimica
La Dopamina in Chimica

Quando una persona continua ad abusare di sostazne stupefacenti, il cervello si adatta ai picchi di dopamina provocati dall’utilizzo delle droghe picchi e, in sintesi e in poche parole,  produce meno dopamina naturale. In una situazione del genere, la persona che abusa di sostanze stupefacenti, deve continuare ad abusare delle droghe per portare il suo livello di dopamina al livello normale e naturale che sarebbe presente nel suo cervello nel caso in cui non assumesse sostanze stupefacenti.

A lungo termine l’abuso di sostanze stupefacenti provoca cambiamenti anche in altri sistemi del cercello che sono fondamentali per il giudizio, il processo decisionale, l’apprendimento e la memoria, e per il controllo del comportamento.

Tutto cio’ porta la persona dipendente da sostanze stupefacenti a prendere tali sostanze compulsivamente e a essere sempre sempre piu’ dipendenti.

In sintesi:

  1. Le droghe sostituiscono e / o alterano, nel cervello, sostanze prodotte dal corpo in modo naturale.
  2. La sostituzione e / o l’alterazione di tali sostanze naturali comprometteno il funzionamento del cervello creando sensazioni illusorie di piacere.
  3. Avere ed assumere la droga diventa così, per una persona dipendene, l’obiettivo più importante al mondo.
  4. Col tempo il cervello funziona in condizioni sempre più alterate, finché il corpo stesso accusa il colpo.
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La guida sotto l’effetto di Alcol: fattore di rischio altissimo nella genesi dell’incidente stradale

L’uomo convive con l’alcol da oltre 6000 anni, esso ha lasciato molte tracce sia nell’arte, nella letteratura e nella cultura popolare ed ha avuto diversi significati a seconda del periodo considerato.

L’alcol ha rappresentato e rappresenta nelle diverse società, non solo una bevanda come le altre, non solo una componente dell’alimentazione, ma anche un elemento naturale “carico” di valenze simboliche, un mezzo di socializzazione e di comunicazione, uno strumento di estraniazione e fonte di problemi sociali. Purtroppo l’abuso di questo ha un’incidenza negativa causando patologie alcolcorrelate, incidenti stradali, rendendo difficili i rapporti sociali soprattutto nell’ambito familiare.

La ricerca sociale in materia di alcol ha tradizioni diverse a seconda dei Paesi, nel Nord-Europa è più sviluppata, mentre in Italia è ancora predominante l’approccio medico e l’interesse per le conseguenze psico-fisiche. Quindi in Italia è poco sviluppato l’interesse del bere come processo sociale simbolico. Ecco perché le scienze sociali possono apportare e contribuire ad una comprensione di questo fenomeno.

La distinzione tra le cosi dette culture “bagnate”, in larga misura rappresentate dai paesi che si affacciano al bacino Mediterraneo, e le culture cosi dette “asciutte” che caratterizzano in prevalenza i paesi anglosassoni, abbiano perso di incisività.

Oggigiorno, i processi di internazionalizzazione dei modelli del bere (in termini di valori d’uso,sostanze, contesti e modalità di consumo) hanno ridotto la distanza tra i due stili di consumo alcolico sottesi a questa distinzione. Sembra cioè meno facile di un tempo contrapporre al modello del gioioso consumatore latino, che esalta le valenze celebrative e socializzanti del vino in condivisione con gli altri, lo stereotipo del depresso bevitore scandinavo, che annega le sue tristezze in un bicchiere di birra o superalcolico.

La riduzione della distanza tra i due modelli ha segnato soprattutto le culture bagnate e in particolare per quel che riguarda l’Italia, quella giovanile, nel senso che i consumi si sono indirizzati verso le bevande nord-europee (birra e superalcolici) a discapito del vino.

Le indagini che ho fatto giungono a conclusione che in Italia soprattutto i giovani nella fascia di età compresa tra 14-30 anni fanno uso e abuso di sostanze alcoliche e si è notato che nel sesso femminile sta aumentando sempre di più il consumo.

Oggi possiamo notare che i ragazzi dispongono sempre di più dell’automobile e del motorino e alla luce delle statistiche e avvenimenti attuali, la guida sotto l’effetto di alcol rappresenta un fattore di rischio più potente nella genesi dell’incidente stradale grave o mortale.

Proprio per questo motivo, data l’alta prevalenza del consumo di bevande alcoliche soprattutto in età giovanile, è importante attuare campagne di prevenzione sull’educazione e salute alle problematiche alcologiche.

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Guidare sotto l’effetto dell’Alcol

Effetti dell’alcol sulla guida

Gli effetti dell’alcol sulla guida sono ben noti. Esso agisce su diverse funzioni cerebrali (percezione, attenzione, elaborazione, valutazione ecc.), con effetti diversi e strettamente correlati alla quantità di alcol presente nel sangue, cioè al tasso alcolemico.

L’alcolemia è la concentrazione di alcol nel sangue che si esprime con il numero di milligrammi presenti in 100 millilitri di sangue. Tale valore è importante perché in relazione al suo aumento corrisponde un decremento proporzionale dell’efficienza psicofisica anche a livelli minimi di assunzione di bevande alcoliche.

Il limite legale per guidare è 50 milligrammi di alcol in 100 millilitri di sangue (0,5 gr. per litro di sangue). Non esistono argomentazioni certe per affermare quanto si può bere per superare questo limite. Varia da persona a persona e dipende dal peso, sesso, età, dal fatto di aver mangiato e da cosa si è bevuto. Alcuni individui raggiungono questo limite dopo  2 bicchieri di vino o 2 bicchieri di superalcolici.

In realtà l’abilità alla guida é influenzata anche solo da uno o due bicchieri di vino.

Effetti dell’alcol a livelli crescenti di alcolemie

    ALCOLEMIA ( mg./100 ml.)
 

Crescente tendenza a guidare in modo rischioso, riflessi leggermente disturbati

 20
La manovra dei freni diventa più brusca.  30
L’elaborazione mentale delle percezioni sensoriali è ridotta.  40

LIMITE    LEGALE

 50
Si possono commettere errori di guida abbastanza gravi.  60
Forte prolungamento dei tempi di reazione.  70
Deterioramento delle reazioni motorie e perdita delle capacità di precisione.  80
Diminuisce la capacità di adattamento all’oscurità; la valutazione degli ingombri stradali, della posizione del veicolo, della velocità e dei movimenti di guida è fortemente compromessa.  90
Il livello della capacità visiva e di attenzione, dei tempi di reazione si riduce ulteriormente, lo stato di ebbrezza è chiaramente visibile.  100

La guida sotto gli effetti di alcolici risulta condizionata da una minore prontezza di riflessi, minore capacità di fronteggiare gli ostacoli e maggiore sonnolenza.

Gia con mezzo bicchiere di vino si ha la tendenza a guidare in modo più rischioso rispetto a chi si mantiene sobrio.

Gli effetti dell’assunzione di bevande alcoliche sull’organismo variano da persona a persona a seconda del grado di tolleranza individuale e da una serie di altri fattori tra cui l’assunzione di farmaci, il pasto, il tipo di bevande assunte.

A seconda delle quantità di alcol introdotto si determina:

PROBLEMI VISIVI -l’alcol riduce la capacità visiva, può renderla confusa e può ridurre la visione notturna del 25%. Viene inoltre ridotta la visione laterale, rendendo difficoltosa la vista dei veicoli provenienti da destra o da sinistra (visione a tunnel).

SONNOLENZA -è un effetto dell’alcol anche in piccole dosi che porta ad un crollo dell’attenzione, altera la capacità di concentrazione, rende difficoltosa la coordinazione dei movimenti. E’ inoltre ridotta la capacità di compiere due o più azioni contemporaneamente.

FASE ECCITATORIA- caratterizzata da disinibizione, espansività, senso di euforia, iperattività, ridotto autocontrollo che porta ad affrontare i rischi che non verrebbero mai corsi in situazioni psicofisiche normali.

Con l’aumento dell’ assunzione l’effetto si modifica e si manifesta tristezza, depressione, incapacità del controllo psicomotorio, aggressività e violenza, nausea, vomito, vertigine fino al rischio di un vero e proprio coma etilico, cioè stato di confusione fino ad un sonno profondo, respiro rallentato, muscoli flaccidi, riflessi deboli, collasso e a volte morte per arresto cardiocircolatorio.

 

Alcolemia Effetti
0,25 g/l DISIBINIZIONE ECCITAZIONE La persona appare più espansiva e disinibita: un senso di benessere la rende più euforica e iperattiva. L’autocontrollo tende a diminuire e produce loquacità e riduzione della critica e del giudizio. L’umore cambia spesso tanto da oscillare rapidamente dall’espansività alla tristezza fino all’aggressività. Attenzione, tempi di reazione e memoria sono alterati.
0,50 g/l IMPACCIO MOTORIO INCOERENZA LOGICA Continuando a bere alcol, i movimenti diventano sempre più impacciati e scoordinati, la persona cammina a zig-zag e corre il rischio di inciampare e cadere. In questa fase di solito si è portati a parlare, molto ma il filo logico perde di coerenza. L’attenzione è scarsa e i tempi di reazione sono molto rallentati. Anche la vista e l’udito ne risentono.
Da 1,0 g/l

 

A 2,5 g/l

DISTURBI DELL’EQUILIBRIO E DELLA MARCIA CONFUSIONE MENTALE TORPORE Continuare a bere diventa pericoloso. Se si assumono ulteriori quantità di alcol possono comparire nausea, vomito e vertigini, la visione è alterata, mentre risultano accelerati il battito del cuore e la frequenza del respiro. La persona appare rossa, accaldata, sudata, ansimante.
4,0 g/l COMA Si corre il rischio, infine, di cadere in un sonno profondo che può arrivare fino al coma.

In quanto tempo cessano gli effetti dell’alcol?

“Quando ingeriamo una bevanda alcolica, l’alcol entra rapidamente nel sangue aumentando il livello di alcolemia e si riscontra:

  1. una fase in cui l’alcolemia cresce, fino ad un massimo di mezz’ora dopo, se l’ingestione è stata a digiuno ; ¾ d’ora – 1 ora dopo se fatta in corso di un pasto.

Se la bevanda alcolica è assunta nel corso di un pasto, l’alcolemia raggiunge livelli inferiori di circa 1/3  rispetto ad un’assunzione a digiuno. Gli alimenti grassi e gli zuccheri ritardano l’innalzamento dell’alcolemia. Se è stato ingerito dell’alcol, quando la dose precedente non è ancora stata eliminata, si ha un’accumulo.

Nel corso della giornata si verificano situazioni in cui sono presenti bevande alcoliche: uno spuntino, la pausa per il pranzo, ricevimenti, riunioni di lavoro ecc.

  1. una fase in cui l’alcolemia decresce. Il tempo di eliminazione dell’alcol è in funzione della quantità ingerita. Questa eliminazione è suscettibile di forti variazioni individuali, ma contrariamente a quanto si pensa né il freddo, né lo sforzo fisico, né il caffè o una doccia fredda la accelerano. Chi svolge lavori pesanti non elimina più in fretta l’alcol rispetto ai lavoratori d’ufficio o sedentari.

Chi guida dovrebbe aspettare almeno questo numero di ore prima di mettersi al volante.

Come si rileval’alcol nel nostro corpo?

L’alcolemia si rivela attraverso l’esame del sangue o attraverso l’alcol test. Esiste infatti un rapporto diretto ha l’alcol presente nel sangue e quello dell’aria espirata.

In Italia viene utilizzato l’etilometro.

L’etilometro è uno strumento portabile per la misura rapida ed affidabile della concentrazione alcolica nel respiro e nel sangue. La rilevazione del tasso alcolemico viene effettuata sull’aria espirata dai soggetti in appositi boccagli monouso, collegati all’apparecchio.

L’esecuzione di un test inizia chiedendo alla persona quanto tempo è trascorso dall’ultima assunzione di sostanze per bocca o fumo o equivalente, dato che alcune sostanze anche “non alcoliche” possono influenzare il risultato della misurazione. E’ necessario assicurarsi che i soggetti esaminati non abbiano assunto nulla negli ultimi 20 minuti. Attendere, inoltre, almeno due minuti se il soggetto da esaminare ha appena finito di fumare. Anche l’assunzione di acqua prima del test può alterare la prova, poiché tale sostanza raffredda la bocca e diluisce la saliva, riducendo temporaneamente la quantità di alcol nel respiro e quindi della misura.

Si prende un boccaglio nuovo e si inserisce nell’apposito alloggiamento dell’alcolimetro. Il soggetto, dopo una profonda inspirazione, deve soffiare attraverso l’imboccatura del boccaglio con forza sufficiente. L’espirazione deve essere continua (e non dovrà essere interrotta) finché si ha il segnale dell’avvenuto campionamento. Se il soggetto smette di soffiare prima del segnale, non si otterrà il prelevamento del campione da esaminare e quindi dovrà ripetere l’esame.

Una volta prelevato il campione, lo strumento impiega circa 20-30 sec. per generare il segnale necessario alla determinazione del contenuto di alcol. Sul display compariranno i valori della concentrazione ottenuta. Il valore che compare sul display rappresenta la concentrazione di alcol nel sangue (o nel respiro) di un determinato soggetto in un momento preciso. Se vengono effettuati due campionamenti successivi sulla stessa persona, a seconda dell’intervallo di tempo intercorrente tra le due misurazioni, la lettura potrebbe essere più alta o più bassa, a seconda che il soggetto si trovi in fase crescente o decrescente rispetto la concentrazione di alcol.

Inoltre la modalità nella quale il soggetto effettua l’esame, può influire sul risultato anche se lo strumento è stato disegnato appositamente per minimizzare tali errori.

 

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Il ruolo della famiglia nell’alcolismo maschile e femminile

La famiglia sembra avere un ruolo importante nell’alcolismo maschile, soprattutto quando c’è un padre alcol-dipendente. L’alcolismo femminile non è necessariamente collegato ad un padre con il problema dell’alcol, piuttosto basta una figura paterna autoritaria, iperprotettiva, severa e che mostri una esagerata predilezione per la figlia a spingere una donna, con un bere già problematico, ad eccedere. Si può pensare che nell’infanzia si determini una predisposizione, una potenzialità che potrebbe concretizzarsi oppure non emergere mai in età adulta, a seconda dell’entità dei conflitti e dei fattori esterni. Il maschio alcolista cresciuto in un nucleo familiare di questo tipo, cerca la moglie iperprotettiva e più anziana in grado di dargli un rapporto di tipo materno. La donna spesso sposa un bevitore, pur sapendolo prima, nel tentativo di riprodurre lo schema familiare già vissuto e convinta di poterlo correggere.

In un figlio di genitori alcolisti gli esiti e le conseguenze sullo sviluppo sono molteplici e di varia natura, riassumibili in:

Problemi d’identificazione, di socializzazione e di scarso adattamento in adolescenza.

Disturbi della propria immagine a volte con manifestazioni  di natura fobica, ipocondriaca o isterica.

Disturbi d’elaborazione dell’aggressività, che può  portare, in età adulta, a scaricarla in modo diretto o indiretto e a smorzare quest’inconciliabile situazione d’ambivalenza, bevendo in eccesso.

Disturbi dell’affettività per il messaggio contrastante e confuso dato dal padre a livello d’affetto che spesso porta ad un’alleanza con la madre e ad una dipendenza, quando lei è possessiva, o ad una crescita rapida e anomala nella fase evolutiva, quando lei lo spinge a diventare grande velocemente.

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Alcol e aspetti psicologici

Spesso i disturbi affettivi, possono verificarsi in concomitanza ed è molto difficile capire se l’uno è precedente all’altro e viceversa.

Depressione come conseguenza dell’alcolismo

Spesso è la conseguenza dell’alcolismo, ma in molti casi rappresenta la causa dell’insorgenza dell’alcolismo .

L’Alcol come sollievo per la Tristezza

Porta sovente alla ricerca di meccanismi di sollievo come l’alcol, che diventa o il mezzo euforizzante o lo strumento di autodistruzione e di punizione.

La Nevrosi Isterica e l’Alcol

Il soggetto tende alla trasformazione simbolica sul piano somatico dei conflitti interni, quindi tende a cambiare idee e sentimenti, trasforma i propri affetti in comportamento (svenimenti, sceneggiate…), cambia umore spesso, vuole essere al centro dell’attenzione senza sforzarsi troppo, seduce ma senza impegno, manipola la realtà, ha un atteggiamento irritante e lotta fra un bisogno di dipendenza e sottomissione e uno di affermazione. Questa è la condizione tipica dell’alcolista, che tende a esteriorizzare i problemi interni nel gesto del bere, perciò le sue difficoltà si concretizzano nell’atto e diventano più affrontabili e risolvibili.

La Nevrosi fobica puo’ scatenare l’abuso di Alcol

Le paure e l’ansia, il continuo stato di allarme, diventano i fattori che scatenano l’abuso di alcol per il suo dubbio effetto ansiolitico, perciò il bere fino allo stordimento diventa un efficace palliativo.

Nevrosi ossessiva: le persone affette da nevrosi ossessiva spesso abusano con l’alcol

La rigidità di pensiero, l’incapacità di andare oltre il particolare e di collegare più elementi per formare il tutto, la rigidità emotiva, il tentativo di sostituire i sentimenti con la razionalità, le crisi persecutorie, di spersonalizzazione e di rabbia caratterizzano le persone affette da nevrosi ossessiva e queste abusano con l’alcol in quei momenti di particolare ansia e alternano periodi di consumo con tentativi di recupero per il timore di perdere il controllo della situazione.

L’alcolismo come conseguenza del disturbo da ansia

L’alcolismo è probabilmente la principale conseguenza del disturbo da ansia generalizzata, situazione caratterizzata da una sensazione di allarme continua, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro, da tremori, contratture muscolari, da irrequietezza motoria, da formicolii, da battito cardiaco accelerato, da una sensazione di soffocamento.

Attacchi di panico: L’alcol come calmante

Si verificano crisi di terrore non scatenate da alcuna particolare situazione, così “a ciel sereno”. L’alcol, in questi casi, funge da calmante, procura un temporaneo sollievo tanto che questi pazienti non affrontano certe situazione senza prima aver bevuto qualcosa.

Disturbi della personalità

Causati essenzialmente da un atteggiamento troppo rigido, non adattivo che causa una significativa compromissione nei rapporti sociali e lavorativi, sono di frequente associati all’abuso di alcol.

Disturbo antisociale: coloro che hanno un comportamento irresponsabile e antisociale, assumono spesso l’alcol

Le persone che hanno un comportamento irresponsabile e antisociale, che non accettano le regole, anzi tendono a infrangerle volutamente, assumono spesso l’alcol e ne abusano, questo proprio per identificarsi in un modello di vita antisociale e quindi ricco di elementi come la rissosità, la promiscuità o l’aggregazione in bande; in genere appartengono a questa categoria i giovani al di sotto dei 30 anni incapaci di sostenere un’attività lavorativa stabile e continuativa, irritabili e aggressivi. Questa particolare situazione presenta una certa familiarità, infatti è possibile ereditare dall’ambiente familiare la predisposizione al disturbo e la tendenza all’etilismo.

La timidezza: punto di partenza per l’abuso di alcol

In alcuni soggetti giovani la timidezza, il timore di un giudizio negativo, il disagio sociale, le insicurezze sono i punti di partenza per l’abuso di alcol, che ha, per loro, una funzione di facile conforto. A questa categoria appartengono quegli alcolisti chiusi e introversi, che trovano nell’alcol il coraggio per esprimersi, per farsi valere, per manifestare quanto è represso, per partecipare alla vita rimanendo comunque in disparte.

Altri disturbi legati all’assunzione di Alcol

Ci sono persone che bevono perché si sentono sempre in uno stato di tensione elevato, generato dal timore, immotivato, di essere sfruttati o danneggiati, mentre altri bevono perché sono troppo sottomessi e dipendenti, indecisi e a disagio di fronte alle critiche. Facilmente predisposti all’alcol sono le persone sempre alla ricerca di attenzioni, di lodi, di rassicurazioni, di compagnia e incapaci di tollerare le frustrazioni. Il soggetto narcisista, che va incontro a crisi di rabbia e a umiliazioni non espresse, che ha una grande autostima, tendenzialmente rifugge l’alcol, ma saltuariamente incorre in eccessi alcolici

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Alcol e Donne

Le abitudini delle donne sono profondamente cambiate anche nei confronti dell’alcol, tanto che oggi tra il sesso femminile l’assunzione di alcol è regolare e l’alcolismo ha un tasso d’incremento superiore a quello maschile.

Negli ultimi anni questo fenomeno è diventato di rilevanza sociale, anche perché gli studi fatti fino ad oggi non hanno approfondito bene il problema dell’alcolismo in campo femminile. I motivi di questo sono da ricercarsi nel fatto che spesso l’etilismo femminile non è facilmente rilevabile, essendo sovente confinato nel privato o dissimulato per l’elevata riprovazione sociale; inoltre le implicazioni sociali del fenomeno sono sempre state meno gravi, proprio perché la donna era meno responsabilizzata dell’uomo, infine fino a qualche anno fa il problema era trascurabile per la netta preponderanza di uomini etilisti.

La donna impiega un tempo più limitato dell’uomo per diventare un alcolista e, per la maggior vulnerabilità dell’organismo femminile nei confronti dell’alcol, condizione questa determinata dalle diverse modalità di assorbimento gastrico, sviluppa molto rapidamente le complicanze epatiche e psichiatriche correlate all’abuso .

La mortalità alcol-correlata in una fascia d’età compresa fra i 30 e i 34 anni è oltre tre volte superiore rispetto all’uomo. Oggi si calcola che il numero delle donne alcoliste corrisponde a 1/4 di quello degli uomini e la percentuali di ricoveri fra le donne etiliste è triplicata. I numeri variano molto tra i vari paesi e regioni, tanto che negli Stati Uniti alcuni studiosi dicono che un etilista su due è una donna.

La donna vive un alcolismo reattivo, cioè preferisce bere da sola, nascondendosi e l’alcolismo rappresenta il rifiuto per il proprio ruolo matrimoniale, una reazione esagerata a situazioni intollerabili o alla menopausa vissuta come un segno di inevitabile declino. Il fattore predominante nella donna nel determinare un abuso di alcol è la motivazione psicologica, legata spesso al ruolo sessuale e alle funzioni fisiologiche, mentre nell’uomo assumono primaria importanza i fattori socioculturali e la consuetudine.  Il ruolo, i compiti diversi e, quindi, la nuova immagine femminile dei nostri giorni, espone la donna nei confronti dell’alcol esattamente come l’uomo. La donna madre e lavoratrice è sottoposta a livelli di lavoro e di fatica elevati, a flessibilità di orario, a mobilità, a disponibilità, insomma a esigenze in contrasto con quelle classiche del ruolo femminile mentre la donna che, per scelte di carriera professionale, ha procrastinato il matrimonio e la maternità avverte, a un certo punto, un senso di inadeguatezza sotto la pressioni di stereotipi sociali tuttora attuali. Sono situazioni che creano conflitto, frustrazioni, senso di inadeguatezza e che, a lungo andare influiscono sull’uso di alcol. Anche la casalinga intorno ai 30/40 anni, essendo spesso insoddisfatta del suo ruolo, cerca un alternativa di maggiore interesse al di fuori del nucleo familiare, all’interno del quale vive una condizione di frustrazione che la espone ad un alto rischio per l’alcolismo.

Le donne che hanno avuto parenti etilisti, specialmente il padre, o che sposano persone dedite all’etilismo, spesso sviluppano problemi inerenti all’alcol e arrivano all’abuso attraverso atteggiamenti diversi, elaborate trasformazioni del loro ruolo e della figura del marito, comportamenti di fuga regressiva mirati a trasmettere al loro compagno un messaggio di ribellione e di libertà o a ricercare una compensazione per antiche carenze e rigori infantili eccessivi vissuti nell’infanzia

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Alcol e Alcolismo Dipendenze da Sostanze Stupefacenti

Alcolismo e problemi alcol correlati

I consumi di bevande alcoliche, nonostante le attuali tendenze alla loro riduzione, continuano a rappresentare un notevole problema di sanità pubblica in Italia. Le stime disponibili, relative ai soli danni organici da alcol sono valutate al minimo oltre i 10.000 miliardi di lire all’anno; infatti, tali stime non tengono conto dei danni psico-socio-relazionali e familiari, come i disordini affettivi nei conviventi di persone con problemi e patologie alcol-correlate (PPAC), le loro giornate di lavoro perse, le violenze tra le mura domestiche, sui minori, etc.: per questi danni non biologici da alcol, che pure incidono pesantemente nelle stime complessive dei costi, non ci sono dati disponibili poiché è molto difficile quantificare il loro peso.

Gli organismi sanitari internazionali (OMS, Consiglio d’Europa) si sono da tempo posti l’obiettivo di impostare campagne d’educazione alla salute in campo alcologico. Per tali iniziative è del tutto prioritario acquisire informazioni precise su produzione, consumi (quantità, modalità, tipologia) e indici di danno (e/o effetti protettivi su aspetti fisiopatologici specifici) relativi al consumo di bevande alcoliche.

In tal senso appare importante non trascurare i modelli socio- antropologici (e le loro trasformazioni) associati al consumo delle varie bevande alcoliche, essendo questi patterns frutto di un retaggio culturale, per lo più millenario, che si caratterizza in modo diversificato, non solo a livello nazionale, ma anche a livello di comunità locale.

Nelle regioni dell’area mediterranea, dell’Italia in particolare, risulta ad oggi prevalente un modello di consumo che privilegia il valore d’uso alimentare delle bevande alcoliche (in particolare consumo di vino, ai pasti, in famiglia). Tuttavia è ormai opinione comune che si stiano realizzando, anche per i comportamenti legati al consumo di bevande alcoliche, alcune trasformazioni dei modelli prevalenti: per cui si assiste in maniera più o meno graduale al cosiddetto fenomeno della “internazionalizzazione dei consumi”, con modificazioni comportamentali che tendono all’acquisizione di modalità estranee alla cultura fino ad oggi prevalente (per esempio i paesi del Nord – Europa tendono a consumare più vino che in passato ed i paesi dell’area mediterranea tendono a consumare più birra).

Aspetti clinici delle problematiche e patologie alcol correlate

L’alcolismo deve essere considerato un problema multidimensionale che coinvolge, oltre che lo stato di salute fisica e psichica, anche i rapporti sociali dell’individuo nel senso più ampio del termine. Se non si tiene presente ciò è facile incorrere in una visione settoriale del problema, in genere conforme alla professionalità di chi compie l’osservazione: è per tale motivo che l’alcolismo è stato visto nei secoli come un vizio dai moralisti, una malattia mentale dagli psicologi, un aspetto della dipendenza dai tossicologi, una causa di malattie organiche dai medici. Per un corretto inquadramento del paziente è invece opportuno tenere presenti tutti gli aspetti con cui l’alcolismo si può manifestare.

Patologie correlate ad assunzione acuta di alcol

Lo stato di intossicazione alcolica può essere causa di incidenti in casa, sulla strada e sul lavoro: basta pensare ai rischi che possono correre coloro che lavorano su impalcature o che usano macchine che richiedano attenzione.

Studi di incidentistica stradale hanno mostrato che spesso sono coinvolti in incidenti soggetti che guidano in stato di ebbrezza. L’alcol determina, infatti, un’alterazione della visione laterale e una diminuzione dei riflessi e quindi il rischio di incidente si fa più elevato. L’assunzione rapida di alte quantità di alcolici è responsabile di uno stato di intossicazione acuta i cui sintomi dipendono dalla concentrazione ematica di etanolo.

  Intossicazione acuta  
  g / l Effetti
Alcolemia 0,3 Loquacità, euforia
0,5 In coordinazione motoria
Ubriachezza
Semplice Disartria
Patologica 1.00 Atassia
Dipsomania 2.00 Confusione mentale
Coma etilico 3.00 – 4.00 Stupore, coma
5.00 Arresto cardiorespiratorio

Tabella – Intossicazione acuta.

Per chiarire ciò che l’alcol fa all’organismo, bisogna spiegare qual è il suo percorso all’interno del nostro corpo dopo averlo ingerito, cioè come viene assorbito, come viene distribuito, il suo metabolismo e la sua eliminazione. L’etanolo, dopo essere stato ingerito, passa dal tubo digerente alla corrente sanguigna, viene assorbito totalmente e in modo estremamente veloce, specialmente nel cervello dove raggiunge una concentrazione simile a quell’ematica e ha quindi una rapida azione. Il 90/95% dell’alcol ingerito viene degradato, soprattutto a livello del fegato, e questo processo causa la formazione di composti dannosi per l’organismo. Nell’ultima fase la sostanza non metabolizzata viene eliminata, principalmente attraverso i reni e i polmoni.

 Assorbimento dell’alcol nel nostro corpo

L’assorbimento dell’alcol è totale ed estremamente rapido; infatti, inizia immediatamente dopo l’ingestione e si completa in un tempo variabile dai 15 ai 40 minuti. La sua presenza nel sangue è riscontrabile entro cinque minuti dall’ingestione e raggiunge la massima concentrazione ematica in un tempo compreso tra i 30 minuti e due ore. L’assunzione contemporanea di alcol e di farmaci o di droghe incide notevolmente sull’efficienza psico-fisica di una persona; inoltre l’effetto ottenuto può essere talmente amplificato al punto di non essere prevedibile e quantificabile. Mai, dunque, bere alcol associato all’uso di tranquillanti, di stimolanti, come l’anfetamina o la cocaina, di antistaminici, antidolorifici o di oppiacei, come l’eroina o la morfina, perché la loro combinazione potenzia gli effetti di entrambe le sostanze.

Distribuzione del corpo nel notro corpo: la diffusione di una sostanza nei diversi compartimenti dell’organismo

Per distribuzione s’intende la diffusione di una sostanza nei diversi compartimenti dell’organismo. L’etanolo ha una rapida diffusione e distribuzione. Tanto maggiore è la vascolarizzazione di un organo, tanto più immediati saranno gli effetti dell’alcol: i primi distretti ad essere interessati dalla diffusione dell’alcol sono quindi il sistema nervoso centrale e, subito dopo, il fegato, i reni, il cuore. In un secondo tempo vengono interessati anche i muscoli, perché sono organi a perfusione lenta, e il tessuto adiposo, nel quale l’etanolo tende a depositarsi; per questo le persone grasse possono aver una maggior resistenza alla sostanza di quanto dimostrino di avere le persone magre.

Metabolismo

Il 90-95% dell’etanolo introdotto va incontro a complesse trasformazioni, che si svolgono quasi esclusivamente a livello epatico, perciò il fegato è l’organo più esposto agli effetti dei prodotti tossici che si sviluppano come conseguenza della degradazione dell’alcol.

Nella donna la quantità di alcol metabolizzato nello stomaco é di 4 volte inferiore a quella dell’uomo, perciò l’etanolo immesso nel circolo ematico è nettamente superiore nel sesso femminile a parità di quantità ingerita.

Lo stato di ipersensibilità che alcuni soggetti dimostrano di avere nei confronti dell’alcol si spiega almeno in parte con la variabilità del sistema enzimatico che interviene nell’ossidazione dell’etanolo: in queste persone l’ingestione di dosi anche piccole di bevande alcoliche causa rapidamente rossore al viso, capogiri e nausea.

Tossicità dell’alcol

La tossicità dell’alcol, si manifesta su numerose strutture causando gravi conseguenze. Oltre ai danni sul fegato, che costituisce l’organo essenzialmente deputato alla trasformazione dell’alcol, il bevitore cronico subisce danni allo stomaco, quali gastriti, emorragie e ulcere, disturbi a livello del sistema nervoso, con manifestazioni dolorose alle gambe e alle braccia, disturbi di ordine psicologico, come depressione, alterazione della capacità di giudizio, di autocontrollo e di coordinazione, ipertensione, carenze vitaminiche, disturbi sessuali, danni cerebrali, malattie muscolari, cancro alla bocca, all’esofago, alla gola. Il bere in eccesso provoca, insomma, gravissimi danni ed è causa di morte per molte persone (si fa una stima di 30.000 morti all’anno in Italia). Le principali condizioni che portano alla morte sono alcune patologie come la cirrosi epatica e i tumori, condizioni metaboliche particolari, come l’acidosi o l’ipoglicemia, ma anche gli incidenti stradali e il suicidio.

 Eliminazione edll’Alcol dal nostro corpo

L’eliminazione avviene principalmente attraverso i reni e i polmoni, ma piccole quantità possono comparire anche nella saliva, nel sudore, nelle lacrime, nella bile, nel succo gastrico e nel latte.

Immaginando di quantificare la quantità di alcol bevuta come un’unità, si può dire che il nostro corpo impiega un tempo compreso tra uno e quattro ore per smaltirne un unità e per liberarsi dei suoi effetti tossici. E’ quindi difficile la ripresa dopo una bevuta eccessiva, perciò quel senso di malessere e di confusione che l’accompagnano perdurano per un tempo più lungo quanto più grande è la quantità di alcol ingerita.[1]

La morbosità e la mortalità alcol correlate

Per quanto riguarda il problema della soglia di bere sicuro, la popolazione viene attualmente divisa, in considerazione del consumo alcolico, in tre categorie: astemi, ovvero coloro che, con motivazioni diverse, non hanno mai assunto alcol; astinenti, ovvero coloro che ne hanno interrotto l’assunzione; alcolisti, ovvero coloro che hanno sviluppato dipendenza (si vedrà più oltre che questa è solo una delle possibili definizioni di alcolismo).

Può ancora succedere di incontrare altri due termini: bevitori moderati e bevitori inadeguati, che, attualmente, anche se ancora correntemente usati, non consentono di inquadrare i soggetti con sufficiente correttezza. Ciò in funzione dell’evolversi del pensiero sul concetto di “dose sicura”; infatti, dalla soglia dei 120 grammi pro capite di alcol anidro/die degli anni 60, si è successivamente passati ai 60 grammi / die per i maschi e 40 per le femmine od anche ai 40 e 20 grammi, rispettivamente per maschi e femmine. E’ importante far notare che alle donne sono sempre state “concesse” dosi inferiori rispetto agli uomini; ciò in relazione ad una maggior sensibilità all’alcol dell’organismo femminile. Ancor più recentemente è comunque prevalsa l’opinione che l’assunzione di alcolici costituisca un comportamento a rischio le cui conseguenze sulla salute sono modulate da fattori di varia natura, di tipo individuale (fattori genetici, razza, sesso, età, modalità di assunzione, abitudini alimentari, stato di salute) e che aumentando l’entità dell’esposizione – intesa come quantità assunta e tempo di assunzione – aumenti la probabilità di andare incontro a patologie alcol correlate. Per le ragioni esposte, ormai da alcuni anni, anche l’OMS non parla più di bere “adeguato”. Queste considerazioni che hanno una ricaduta importante nella pratica quotidiana del medico, sovente richiesto di indicare una dose “sicura” dai propri pazienti, hanno anche una valenza rilevante nella definizione dei problemi alcolici di una popolazione, nel senso che elevate morbosità e mortalità alcol correlate sono comunque indicatori puntuali di consumi importanti e consolidati nel tempo.

La mortalità alcol attribuibile, cioè la proporzione di decessi per la quale il consumo eccessivo di alcol gioca un ruolo di fattore causale, è stata oggetto di studio fin dagli anni 80, quando il CNCDA (Comité National de la Défense contre l’Alcolisme) introdusse in Francia la formula di Perrin, cui seguì una versione italiana, più adatta, secondo i propositori, alla nostra realtà (Tabella 13).

Causa di morte % attribuibile ad alcol
Formula di Perin Formula italiana
Psicosi alcolica 100 100
Cirrosi epatica (> 25 anni) 80 60
Tumori maligni della bocca, faringe, laringe ed esofago 80 17
T.B.C. respiratoria 33 33
Omicidi 50 50
Suicidi 25 25
Incidenti stradali 33 46
Altri incidenti 10 10
Sintomi e stati morbosi mal definiti (> 25 anni) 10 10

Tabella – Formula di Perrin e versione italiana per il calcolo della mortalità alcol attribuibile.

L’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol si basa sulla determinazione del “rischio attribuibile di popolazione” (RAP), ovvero della proporzione di decessi attribuibili all’esposizione ad un fattore (in questo caso alcol), decessi teoricamente evitabili se l’esposizione della popolazione dovesse cessare. E’ intuitivo che tale determinazione si avvale della stima, per ogni patologia, del rischio relativo all’esposizione (consumo globale di alcol, ma anche consumo differenziato, in base alle quantità) e della proporzione di esposti al fattore medesimo (ovvero di bevitori).

Stabilita la frazione alcol attribuibile per ciascuna patologia essa è stata applicata al numero di decessi, ricavati, nella valutazione dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol, dalle statistiche fornite dal ISTAT, nell’Annuario del 1994, relativamente ai morti del 1991. Va ricordato che le statistiche sono costruite sulla base delle informazioni che figurano nel certificato di morte che ciascun medico curante, o, in sua assenza, necroscopo, è tenuto a compilare per ogni decesso; pertanto esse risentono della “qualità” dei certificati medesimi.

Nella tabella seguente sono riportate le stime che mediamente si ritengono corrispondere alla situazione italiana.

 

Morti per patologie alcol correlate 10.854
Morti per traumatismi alcol correlati :
 – incidenti stradali e da altri mezzi di trasporto 3.878
 – altri incidenti 1.134
Totale morti indotti dall’alcol 15.866

Tabella – Numero di decessi mediamente attribuibili all’alcol, in riferimento ai morti nel 1991 in Italia. Fonte: Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol

Va ricordato che una quota molto rilevante della mortalità alcol indotta è associata agli incidenti stradali ed è sovradimensionata rispetto a quella calcolata ricorrendo ad altre fonti di dati (indagine Istat-Aci).

La ragione fondamentale della discordanza va ricercata nel fatto che questo secondo tipo di rilevamento considera solo le morti che si sono verificate entro i sette giorni dall’incidente.

La stima della mortalità alcol attribuibile, rapportata alle classi di età consente di esprimere una valutazione degli anni produttivi perduti, in base alla speranza di vita per ciascuna classe di età, come evidenziato dalla tabella che segue.

Causa del decesso
Malattie infettive e parassitarie 2.083
Malattie delle ghiandole endocrine 1.973
Disturbi psichici 7.830
Tumori 32.004
Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi 268
Malattie del sistema circolatorio 339
Malattie dell’apparato respiratorio 0
Malattie dell’apparato digerente 116.899
Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 7.473
Morti per traumatismi e avvelenamenti :

incidenti stradali e da altri mezzi di trasporto

altri incidenti

 

143.030

13.787

Totale 323.714

Tabella – Stima del numero di anni perduti per causa di morte alcol attribuibile (1991).

A complemento di quanto fin qui esposto sul ruolo dell’alcol nel determinismo di morbosità e mortalità, vanno ricordati ancora altri eventi che, sebbene rari, non sono da trascurare, considerandone la gravità:

  • relativamente alla morbosità, la fetopatia alcolica o sindrome: fetoalcolica, per la quale non esistono in Italia dati certi di incidenza, ma si presume che la situazione non sia molto dissimile da quella di altri paesi occidentali (Usa, Francia, Svezia) che riferiscono incidenze di 1:600-1:1000 nati vivi. Va tuttavia tenuto presente che questi dati si riferiscono alla sindrome conclamata, che generalmente compare a seguito di consumi molto considerevoli (ritardo di accrescimento intra ed extrauterino, danni al sistema nervoso centrale, con compromissione dello sviluppo intellettivo, dismorfismo facciale, con microcefalia, microftalmia, rima palpebrale ridotta, labbro superiore sottile, malformazioni di organi) mentre assunzioni alcoliche anche modeste (uno-due bicchieri di vino/p.D.) in corso di gravidanza possono provocare forme fruste, caratterizzate dalla comparsa anche di uno solo dei sintomi elencati od anche da indicatori più generici di sofferenza fetale e relativamente semplici da evidenziare (peso alla nascita del neonato e della placenta e circonferenza cranica ridotti) ;
  • relativamente alla mortalità, gli omicidi ed i suicidi. Secondo molti ricercatori (4, 69) circa la metà dei delitti di aggressività (omicidi, lesioni personali, delitti sessuali) sono imputabili ad abuso alcolico e determinati dalla capacità della sostanza di rendere manifeste pulsioni latenti.

E’ altresì possibile che l’alcolista rivolga contro se stesso la violenza; secondo valutazioni internazionali la proporzione di suicidi tra gli etilisti è circa doppia di quella della popolazione generale

Categorie
Alcol e Alcolismo

Le bevande alcoliche e il loro consumo

La crescente attenzione rivolta nell’ambito delle politiche sociosanitarie nazionali ed europee al miglioramento della salute dell’individuo e della società ha rappresentato nel corso dell’ultimo decennio il segnale eloquente della inderogabile necessità di riconoscere, attivare, rinforzare la capacità dell’individuo di riconoscere e gestire i principali fattori di rischio e di malattia. Per quanto riguarda il vino uno sguardo alla situazione mondiale permette di individuare un trend ascendente, nel corso degli anni ‘70 ed un progressivo declino a partire dagli anni ‘80. Anche l’Italia non sfugge a questo andamento che vede la produzione di vino scendere dai 120.000 ettolitri/anno dei primi anni ‘80 ai 63.000 ettolitri del 1993, con maggiore coinvolgimento, nella contrazione produttiva, di quelle regioni tradizionalmente dedite alla coltura della vite (vedi la Tabella seguente).

A fronte della progressiva diminuzione della produzione del vino, si assiste ad un generale incremento di quella della birra; per quanto riguarda l’Italia, essa è arrivata a contribuire per un 10% alla produzione mondiale, con circa 10 milioni di ettolitri/ anno di birre di gradazione diversa.

Regione Produzione di vino in ettolitri

(x 1.000 )

1981 1993
Piemonte 7.004 3.226
Valle d’Aosta 55 31
Lombardia 3.653 1.581
Trentino 2.056 1.147
Veneto 16.239 7.928
Friuli 2.144 1.265
Liguria 615 277
Emilia Romagna 17.509 7.609
Toscana 8.525 2.938
Umbria 1.805 954
Marche 3.894 1.772
Lazio 9.076 3.480
Abruzzo 3.141 3.821
Molise 681 405
Campania 4.583 2.185
Puglia 15.249 11.051
Basilicata 652 521
Calabria 1.726 952
Sicilia 17.051 10.192
Sardegna 3.500 1.336
Italia 119.156 62.672

Tabella – Produzione di vino in ettolitri per Regione – 1981 e 1993. Fonte: ISTAT.

Anche i superalcolici “made in Italy” sono in aumento, consentendoci di situarci al 12° posto mondiale per la produzione di alcol puro.

Le informazioni riportate sulla produzione di bevande alcoliche nel nostro Paese derivano dal Ministero dell’Agricoltura e dal ISTAT. I dati dei controlli doganali rilevati dal Ministero delle Finanze consentono di valutare l’entità degli scambi commerciali di bevande alcoliche. Dalla loro analisi emerge, evidentissimo, il calo delle importazioni di vino negli ultimi anni, a fronte della sostanziale tenuta delle esportazioni, il che mette l’accento sulla rilevanza economica per l’Italia della produzione e commercializzazione delle bevande alcoliche (Tabella 2).

Altri elementi sono: le aziende agricole impegnate nella viticoltura sono 1.085.201, secondo il censimento del 1981, con un numero stimato di circa tre milioni di addetti; le bevande alcoliche rappresentano il 20-50% del fatturato della maggior parte dei bar e ristoranti; la spesa pubblicitaria per bevande alcoliche a favore dei mass media supera i trecento miliardi annui; la spesa annuale delle famiglie per il consumo di alcolici, in relazione all’insieme dei beni consumati per soddisfare le proprie necessità, pur manifestando una tendenza a scendere, ha, pur sempre, un ordine di grandezza tutt’altro che trascurabile (Tabella 3).

  1989 1990 1991 1992 1993
Importazioni 874.5 730.9 751.3 703.2 369.3
Esportazioni 13.786 12.419 12.190 11.549 12.816

Tabella – Importazioni ed esportazioni di vino (1989-1993) in migliaia di ettolitri

Anni Bevande alcolice Totale bevande Totale consumi alimentari Totale consumi non alimentari Totale consumi finali interni
1980 12.027 14.179 194.759 542.010 736.769
1985 10.603 13.041 187.711 625.134 812.845
1990 10.631 14.434 189.864 794.601 984.465
1994 10.002 14.271 185.016 845.280 1.030.296

Tabella – Consumi annuali delle famiglie (in miliardi di lire 1994). Fonte: elaborazione CENSIS su dati ISTAT

Nella rilevazione dei consumi e’ già stato ricordato che la quantificazione del consumo di un Paese è indicatore privilegiato atto a definire l’entità del problema alcolico proprio del Paese stesso; s’è altresì riferito che il problema è di difficile soluzione e viene affrontato con diversi strumenti. In Italia le principali fonti di dati sono rappresentate dal ISTAT che redige statistiche di bilancio nazionale (metodo delle disponibilità) ed effettua indagini campionarie familiari (metodo della spesa) e valutazioni dello stato di salute degli Italiani; dall’Osservatorio permanente “Alcol e Giovani”, da indagini “ad hoc” da parte di ricercatori singoli od aggregati (gruppo epidemiologico della Società italiana di Alcologia) ed ancora da indagini diverse per le quali il rilievo dei consumi non costituisce l’obiettivo primario (studi caso-controllo, studi di coorte) ma è finalizzato al tentativo di definire le caratteristiche dei bevitori e di associare modalità e quantità di assunzione ad eventuali conseguenze di ordine sociale e/o sanitario.

Il consumo pro-capite di alcol

L’esercizio di elaborazione dei dati messi a disposizione dal ISTAT ha consentito di evidenziare numerosi ed interessanti fenomeni legati al consumo di bevande alcoliche nella popolazione italiana. Ad integrazione dei dati ISTAT sono stati esaminati anche i dati relativi ad altre fonti informative esistenti (World Health Organization – Health for All Database) e usualmente utilizzate per seguire nel tempo i trends dei consumi alcolici della popolazione.

L’Italia è il primo dei 51 paesi afferenti alla Regione Europea del WHO ad aver raggiunto l’obiettivo di una diminuzione del 25 % del consumo pro-capite di alcol nel periodo prefissato 1981-2000.

Consumo espresso in litri/anno – Anni 1981, 1991 e 2000 e variazione (%) nel periodo 1981-2000 

  1981 1991 2000 1981 – 2000 Variazione (%)
Vino 86,2 62,1 51 – 40,8
Birra 17,9 24,9 28,1 + 57
Superalcolici 3,5 2,5 1,2 – 65,7
ALCOL 11,7 9,1 7,5 – 35,9

Tabella – Fonte elaborazione ISS-OSSFAD su dati PVGD   World Trends

 Come si può notare dalla tabella, al decremento complessivo del consumo di alcol hanno contribuito in maniera preponderante il calo del consumo di vino e di superalcolici mentre la birra mostra un andamento crescente.[7]

1.2.4  Il numero di consumatori di bevande alcoliche

Una prima annotazione riguarda il numero di consumatori di bevande alcoliche; solo dal 1998 è possibile desumere con reale approssimazione il numero dei consumatori di bevande alcoliche in considerazione del fatto che negli anni precedenti veniva rilevata solo la prevalenza di consumatori di vino e birra e non quella di altre bevande alcoliche. Fatta tale premessa, a partire dal 1998 il numero di consumatori di bevande alcoliche è cresciuto passando dal 71 % al 75 % nell’anno 2000; in particolare, nel 2000 l’87.2 % della popolazione maschile e il 63.6 % di quella femminile ha dichiarato di consumare bevande alcoliche con un incremento dei valori del 1998 (86.1 e 61.4 % rispettivamente). Parallelamente, nel periodo 1998-2000 si è assistito ad una riduzione nel numero di astemi dal 26.7 al 25 % della popolazione con una quota maggiore di astemi tra le donne (36,4%) rispetto agli uomini (12,8 %).

Una prima considerazione riguarda quindi il numero di individui potenzialmente esposti al fattore di rischio alcol che vede incrementata ulteriormente la platea di consumatori e consumatrici di bevande alcoliche.

Il vino

Il numero di consumatori di vino è stato sostanzialmente stabile nel periodo 1995-2000 per entrambi i sessi ma con differenze significative per le classi di età più giovanili in particolare per gli adolescenti e per i 18-24enni, sia maschi, che femmine.

Prevalenza Consumatori di VINO – Maschi
( % ) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Var.% 95-00
14 – 17 adolescenti 22,0 22,5 20,6 24,8 21,1 22,9 24,0 16,3
18 – 24 giovani 50,7 49,6 45,2 50,3 48,4 48,7 50,1 11,0
25 – 44 giovani adulti 75,0 74,5 73,7 73,8 72,2 70,6 71,8 – 2,6
45 – 64 adulti 83,4 83,5 83,3 82,5 81,6 80,6 81,1 – 2,7
65 –74 giovani anziani 80,3 80,9 82,4 81,8 79,0 78,6 78,6 – 4,6
75 + anziani 78,9 74,7 76,6 74,2 73,8 71,3 70,5 – 8,0

Tabella – Prevalenza Consumatori di VINO – Maschi.  Fonte: ISTAT

Prevalenza Consumatori di VINO – Femmine
( % ) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Var.% 95-00
14 – 17 adolescenti 13,1 11,0 10,4 13,5 13,7 15,3 13,7 31,0
18 – 24 giovani 25,0 23,7 24,9 30,4 28,5 30,4 29,7 19,3
25 – 44 giovani adulti 47,3 46,2 44,8 46,7 44,6 45,1 45,5 1,5
45 – 64 adulti 54,0 53,2 54,4 56,1 52,5 53,3 52,3 – 3,9
65  74 giovani anziani 50,8 50,9 50,4 52,0 48,6 50,0 48,9 – 2,9
75 + anziani 50,0 43,3 42,6 45,0 44,9 41,1 42,9 0,8

Tabella – Prevalenza Consumatori di VINO – Femmine. Fonte: ISTAT

Riguardo alle quantità consumate e facendo riferimento a quantità eccedenti il ½ litro di vino al giorno, il numero di maschi “eccedentari” appare diminuito del 19 % mentre risulta incrementata dell’8,7 % la relativa quota di consumatrici che dichiara di bere più di ½ litro di vino al giorno.

Mentre, da un lato, tutte le classi di età hanno contribuito al calo registrato tra i consumatori maschi, dall’altro il numero di giovani consumatrici di età 18-24 anni e di quelle più anziani ultra sessantacinquenni è risultato sostanzialmente incrementato nel corso dei cinque anni presi in considerazione (29 % e 25 % circa).

Prevalenza Consumatori di > ½ litro VINO – generale
(%) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Var.% 95-00
Maschi 14,0 12,1 12,2 10,7 9,7 9,3 9,8 – 19,0
Femmine 2,2 1,9 1,8 1,9 1,5 1,5 2,0 8,7

Tabella – Prevalenza Consumatori di > ½ litro VINO – generale. Fonte: ISTAT

 Nonostante la diminuzione del consumo di alcol registrato dagli indicatori di consumo pro-capite, l’analisi nazionale effettuata attraverso gli indicatori ISTAT consente di esaminare il fenomeno con una maggiore accuratezza e appropriatezza suggerendo la necessità di poter disporre di informazioni.

La birra

Il numero di consumatori e di consumatrici di birra è risultato incrementato del 2,6 e del 9,5 % rispettivamente. L’analisi per classi di età ha evidenziato un incremento omogeneo tra i maschi fatta eccezione per gli ultra settantacinque anni che risultano ridotti in numero ed un incremento significativo per le femmine di qualsiasi età con il massimo incremento registrato tra le donne di età superiore a 75 anni.

Prevalenza Consumatori di BIRRA – Maschi
( % ) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Var.% 95-00
14 – 17 adolescenti 40,4 41,5 39,2 44,1 39,8 43,5 40,7 3,7
18 – 24 giovani 69,6 71,3 68,4 73,3 72,5 69,8 71,8 4,9
25 – 44 giovani adulti 70,4 72,5 73,7 74,7 75,7 74,2 75,2 2,1
45 – 64 adulti 54,4 57,8 59,4 59,3 61,9 61,3 62,4 5,0
65 – 74 giovani anziani 35,5 38,3 39,8 37,9 40,0 39,7 41,8 5,1
75 + anziani 27,0 25,4 26,9 28,7 26,6 23,9 22,8 – 15,2

Tabella – Prevalenza Consumatori di BIRRA – Maschi. Fonte: ISTAT

Prevalenza Consumatori di BIRRA – Femmine
( % ) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Var.% 95-00
14 – 17 adolescenti 22,1 26,1 23,9 26,1 26,7 27,3 25,1 5,2
18 – 24 giovani 36,2 37,7 40,8 45,1 42,5 44,3 44,2 8,3
25 – 44 giovani adulti 40,2 41,9 43,1 46,3 47,4 46,1 47,6 10,5
45 – 64 adulti 25,4 27,4 28,6 30,0 30,8 31,8 32,9 15,1
65 – 74 giovani anziani 13,6 13,9 15,2 16,2 14,3 15,1 15,9 4,9
75 + anziani 7,9 7,7 6,8 6,9 8,2 7,1 8,7 27,6

Tabella – Prevalenza Consumatori di BIRRA – Femmine. Fonte ISTAT

Riguardo alle quantità consumate e facendo riferimento a quantità eccedenti il ½ litro di birra al giorno, il numero di maschi “eccedentari” appare incrementato del 7,3 %, quello delle donne del 13,5 %.

Prevalenza Consumatori di > ½ litro BIRRA
(%) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Var.% 95-00
Maschi 1,73 2,05 1,92 1,90 2,02 1,92 2,06 7,25
Femmine 0,28 0,23 0,26 0,23 0,26 0,31 0,30 13,50

Tabella – Prevalenza Consumatori di > ½ litro BIRRA. Fonte ISTAT

 L’analisi della prevalenza per classi di età ha rilevato i maggiori incrementi nel numero dei consumatori 45-64enni e 65-74enni tra maschi e 14-17enni tra le femmine.

C’è tuttavia da rilevare, a tale ultimo riguardo, che la numerosità del campione esaminato in relazione a tale variabile produce proporzioni piuttosto piccole per consentire di fare valutazioni robuste da un punto di vista statistico.

Anche il numero di individui che dichiarano di consumare più di 1 litro di birra il giorno è risultato incrementato nel periodo 1995-2000 per entrambi i sessi.

Prevalenza Consumatori di BIRRA – Categoria : “oltre 1 Litro al giorno”
(%) 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Maschi 0,34 0,30 0,28 0,31 0,44 0,36 0,40
Femmine 0,05 0,05 0,03 0,07 0,05 0,11 0,08

Tabella – Prevalenza Consumatori di BIRRA – Categoria : “oltre 1 Litro al giorno”. Fonte: ISTAT

Nonostante la diminuzione del consumo di alcol registrato dagli indicatori di consumo pro-capite, l’analisi nazionale effettuata attraverso gli indicatori ISTAT consente di esaminare il fenomeno comune con maggiore accuratezza e appropriatezza suggerendo la necessità di poter disporre di informazioni dettagliate ed articolate e per i vari gruppi di popolazione esaminati. Nel caso specifico, la valutazione sintetica del consumo pro-capite non si presta ad identificare la distribuzione del consumo alcolico nella popolazione e mal si adatta alla necessità di predisporre, sulla base della tendenza osservata, iniziative atte a fronteggiare fenomeni emergenti di possibile danno alla salute individuale e collettiva.

Infatti, nonostante la riduzione sostanziale del consumo di alcol:

  1. il numero di consumatori di bevande alcoliche in Italia è aumentato; è aumentato, di conseguenza, il numero di individui esposti ai possibili effetti dannosi, sociali e sanitari, collegati all’uso/abuso di bevande alcoliche;
  2. è incrementato il numero di consumatori di bevande alcoliche tra i giovani;
  3. ad una sostanziale stabilità nel numero di consumatori di vino si affianca un emergente incremento di individui che si orienta a consumare la birra (verosimilmente a sostituirla al consumo di vino);
  4. le modalità di consumo di tali bevande sembra essere differenziato per età; in particolare il numero di consumatori di quantità superiori al ½ litro di vino o birra appare incrementato in particolare per i giovani specie se di sesso femminile;
  5. il consumo di alcol appare sempre più orientato verso un modello “culturale” che considera le bevande alcoliche non come parte integrante del pasto ma, in accordo ad una internazionalizzazione dei consumi in atto a livello europeo, come elemento separato da consumare, verosimilmente, in contesti non più legati alla tradizione “mediterranea”.

A tale proposito è da rilevare come numerose evidenze dimostrano che i giovani che consumano alcol risultano oggi più frequentemente inclini a praticare comportamenti (spesso accompagnati da una relativa inesperienza o disinformazione) che possono condurre ad un notevole aumento della probabilità di essere esposti a rischi o danni alla salute facilmente evitabili. Le modalità emergenti di consumo definite di “binge drinking” (bere per ubriacarsi) in contesti che sfuggono al controllo formale (familiare) favorisce l’uso di alcol, agisce come “droga d’accesso” o “ponte” per gli individui più giovani, rappresentando una delle possibili modalità di approccio e di promozione, attuali e diffuse, ad altre sostanze illegali le cui conseguenze spesso si estendono ben oltre la salute e l’esistenza di chi beve. [8]

L’alcol come alimento

Le bevande alcoliche rappresentano da millenni uno dei componenti della dieta nella tradizione mediterranea, ma il punto di vista medico-biologico è, talvolta, controverso. Alcuni nutrizionisti sostengono che l’alcol, non rientrando tra i principi nutritivi dei vari alimenti, cioè nei glucidi, nei lipidi, nei protidi, nelle vitamine, nei sali e nell’acqua, non deve essere inserito nelle tabelle dietetiche.

Vi sono medici che vietano in modo tassativo l’alcool, determinando una restrizione dietetica così assoluta che spesso finisce per creare un calo dell’umore del paziente talvolta più dannoso per il processo di guarigione, di quanto lo sia una moderata quantità di alcool.

Unico elemento nutritivo delle bevande alcoliche è, quasi esclusivamente, l’alcol etilico, tranne nel caso della birra e del vino, che contengono altri principi alimentari anche se in quantità minima, mentre le proteine e le vitamine sono scarse. Nelle bevande fermentate i sali minerali  sono contenuti in elevata quantità, mentre le proteine e le vitamine sono quasi inesistenti, perciò in caso di abuso duraturo, il soggetto va incontro a uno stato di carenza se non segue una dieta alimentare più che equilibrata. I superalcolici non distillati contengono come unico principio nutritivo i glucidi.

Il problema, quindi, consiste nel fatto che l’alcol etilico non è in grado di soddisfare le importanti funzioni che i nutrienti svolgono nell’organismo.

L’alcol ha un elevato potere calorico, infatti, la combustione di 1 grammo sviluppa 7,1 calorie, ma nonostante questo, dal punto di vista energetico, non è un buon combustibile, perché brucia troppo rapidamente, sperperando una buona parte dell’energia sotto forma di calore, che l’organismo disperde facilmente a causa della vasodilatazione cutanea indotta. Altro elemento in suo sfavore è che l’alcol viene metabolizzato quasi interamente dalle cellule epatiche e i prodotti metabolici tossici passano nel circolo sanguigno, raggiungono i vari distretti dell’organismo e causano i danni e le manifestazioni cliniche tipiche dell’intossicazione etilica.

Bisogna anche considerare che il potere ingrassante dell’alcol è elevato, perciò se le sue calorie sono aggiunte a quelle normalmente contenute nella dieta, si favorisce facilmente l’aumento di grasso nei tessuti e quindi l’obesità, specialmente in quelle persone tendenzialmente predisposte. Alcuni individui, riducendo la quantità di alcol ingerita giornalmente, riescono a dimagrire. Quando le calorie dei principi nutritivi vengono sostituite totalmente o quasi con quelle dell’alcol, si può ottenere una riduzione del peso corporeo, ma con il rischio di gravi alterazioni.

Quindi l’alcol non è da considerare come un alimento in grado di farci stare bene se assunto in quantità elevate, ma può rappresentare un buon complemento per gli alimenti e uno stimolatore di processi digestivi quando l’ingestione è moderata e fatta al momento opportuno. Una giusta quantità di vino o di birra durante i pasti può anche avere effetti benefici su alcune funzioni digestive, mentre l’abuso causa con il tempo dipendenza e varie complicazioni.

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Alcol: Che cosa è

“ L’alcol non può essere considerato un elemento indispensabile per la vita, non essendo essenziale per il nostro organismo; anzi, se assunto in elevate quantità può essere dannoso alla salute.

L’alcol è classificabile fra le cosiddette sostanze voluttuarie, vale a dire quelle che vengono introdotte nell’organismo perché ritenute “gradevoli”, che provocano sensazioni diverse dal solito e apparentemente positive, come il the, il caffè e il tabacco.Molte indagini storiche affermano che l’uomo convive con l’alcol da oltre 6000 anni.” [1].

Questi 60 secoli di “convivenza” hanno lasciato numerosissime tracce sia nell’arte, sia nella letteratura scientifica che nella cultura popolare (basti pensare a quanti sono i proverbi che fanno riferimento agli effetti del suo utilizzo).

Se si percorressero a ritroso queste tracce sarebbe facile accorgersi di quanto l’alcol abbia sempre avuto quel significato ambivalente che gli attribuiamo ancora oggi. Secondo i vari periodi storici esso è stato, infatti, considerato: cibo, fonte di vita, rimedio medico, oggetto di riti di iniziazione, simbolo di trasgressione e infine bevanda intossicante. La varietà di questi significati dipende probabilmente dai suoi effetti: l’alcol, non dimentichiamolo, riesce contemporaneamente a far sentire forti e ad indebolire le persone.

Per quanto riguarda la sua diffusione bisogna ricordare che inizialmente le bevande alcoliche venivano utilizzate solo dalle classi più abbienti per poi diffondersi a tutti i ceti sociali ed infine essere concessa anche alle donne.

Fino al XIX secolo il consumo alcolico quotidiano era favorito anche dalla nocività dell’acqua. L’alcol, sotto forma di vino o birra veniva, infatti, utilizzato come normale bevanda dissetante.

La diffusione dei distillati ha invece avuto inizio nel periodo medioevale in concomitanza col dilagare di gravi malattie quali la peste. I medici prescrivevano, infatti, l’utilizzo di bevande ad alta gradazione alcolica, per quanto risultassero un rimedio inefficace, perché davano almeno una generica sensazione di calore e di benessere. Gli effetti nocivi dell’alcol sono però conosciuti da molto tempo. Già nel XVI secolo Sebastan Frank diceva, infatti, che”Bacco uccide più gente che non le guerre”.

Le modalità del bere e il tipo di bevande consumate hanno subito notevoli trasformazioni nel corso della storia, con accelerazioni e stravolgimenti molto evidenti negli ultimi 50 anni. In Italia, ad esempio, il rapido passaggio da una società patriarcale e prevalentemente contadina ad una urbana e fortemente industrializzata ha determinato il superamento delle tradizionali osterie in cui gli uomini consumavano vino e socializzavano nelle giornate di festa, a favore dei più anonimi bar cittadini.

Considerando il consumo di alcol oggi si riscontra una generale tendenza all’aumento, compensando il calo delle bevande culturalmente tradizionali, con crescita dell’uso di bevande estranee. In Italia, nonostante la riduzione del consumo di vino negli ultimi vent’anni, questa è ancora la bevanda più consumata, contribuendo ad oltre l’80% del consumo globale di alcol, seguito dai superalcolici e dalla birra.

La produzione e il consumo di alcol sono parte integrante dell’economia e della cultura italiana. Il volume di produzione e di commercio di bevande alcoliche rappresenta circa il 10% del prodotto nazionale e le vigne coprono circa il 10% della superficie coltivata. Negli ultimi 30 anni pur essendo notevole la produzione vinicola in Italia l’aumento più significativo concerne il consumo della birra. L’uso dell’alcol in Italia come droga raggiunge livelli epidemici, con un incredibile costo economico, in sofferenze umane, vite spezzate, famiglie distrutte.

L’alcol etilico o etanolo, è un liquido incolore più leggero dell’acqua, di sapore bruciante, che si produce dalla fermentazione degli zuccheri.

Il primo ad usare il termine fermentazione alcolica fu Pasteur, per indicare la possibilità da parte di alcuni microrganismi, detti anaerobi, di svilupparsi in assenza di ossigeno.

Per la fermentazione normalmente si utilizzano gli zuccheri presenti nella frutta (uva, mele, pere ecc.), nei cereali, nei semi e nei tuberi (patata).

La fermentazione è un processo chimico che viene scatenato dai “lieviti”, minuscoli microrganismi presenti naturalmente sulla superficie del prodotto destinato alla fermentazione (come nel caso dell’uva), o aggiunti artificialmente dall’uomo (come nel caso della birra).

A seguito della fermentazione è possibile “concentrare“ l’alcol presente nella bevanda tramite la “distillazione”, antico processo di produzione dell’alcol gia descritto nel 77°a.c.

Dal punto di vista merceologico le bevande alcoliche si possono distinguere in quelle che contengono alcol nella concentrazione prodotta dalla fermentazione e quelle ottenute dalla distillazione di liquidi alcolici, con un tenore alcolico generalmente assai superiore.

Al primo gruppo appartengono il vino, la birra ed i sidri, mentre al secondo gruppo appartengono i distillati, avremo le cosiddette acquaviti ed i liquori da essi derivati.

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Alcol e Guida

“Al primo bicchiere l’uomo beve il vino, al secondo bicchiere il vino beve il vino, al terzo bicchiere il vino beve l’uomo”

Da lungo tempo l’uso di bevande alcoliche viene considerato un fattore di rischio per la salute pubblica; tuttavia l’alcol è parte integrante della vita quotidiana.

Le modalità con cui le diverse realtà nazionali si rapportano alle bevande alcoliche variano in relazione al contesto storico, culturale, sociale ed economico delle singole comunità. Tali differenze, evidenti nelle nazioni europee, persistono anche all’interno delle varie aree geografiche nazionali.

In Italia l’abuso delle bevande alcoliche è generalmente sottovalutato, per ragioni storiche, economiche e culturali.

In realtà le alcol dipendenze costituiscono un problema non soltanto antico, ma più diffuso e letale di quello che crediamo.

Per fortuna oggi nel nostro paese l’interesse per il problema alcol sembra aumentare, in relazione all’evidenza dei fenomeni dovuti all’abuso e dipendenza di esso ed al consolidarsi di comportamenti trasgressivi e pericolosi, soprattutto tra i giovani [in modo particolare a causa dell’allarme suscitato dalla rappresentazione (statistiche) dei nessi tra alcol-droghe e alcol-incidenti stradali].

Le organizzazioni internazionali, ed in particolare la WHO (World Health Organization), e la comunità europea da tempo si stanno adoperando per ridurre i fattori di rischio correlati all’uso e soprattutto all’abuso di alcolici attraverso risoluzione e piani di intervento che hanno l’obbiettivo di ridurne il consumo e  le conseguenze.

In questa ottica risulta importante che a livello nazionale siano disponibili studi che possano documentare non solo i consumi di bevande alcoliche nella popolazione in generale, ma anche la loro evoluzione in rapporto alle fasce di età e alle condizioni di vita della popolazione.

I giovani sono considerati un gruppo particolarmente a rischio per gli effetti acuti che possono sperimentare e per l’acquisizione di abitudini liberatorie che possono avere un forte impatto sulla loro maturazione psicofisica.

Tendenzialmente i ragazzi consumano alcol in modo occasionale nei fine settimana e utilizzano questa sostanza per produrre un cambiamento dello stato di coscienza; per creare lo “sballo”e per questo motivo si parla d’incidenti stradali del sabato sera, i quali stanno creando un allarme nei paesi sviluppati creando la prima causa di morte per i giovani di età compresa tra 15-29 anni.

Quindi l’obbiettivo è quello di promuovere un uso consapevole delle bevande alcoliche e nello stesso tempo di dare la concezione del consumo di alcolici come un comportamento a rischio.

Vuoi approffondire l’argomento Alcol e Guida?

Il tema Alcol e guida e’ stato trattoto da Pola Menci nella sua tesi di Laurea “Alcol e Guida” svolta presso l’Univerita’ degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

Questo tesi tratta molti aspetti che ruotano intorno al problema dell’alcol, ponendo in evidenza la complessità delle tematiche inerenti a tale fenomeno,con la chiara consapevolezza dei danni che l’alcol arreca a tutti i livelli, dal sociale all’individuale.

Nel Capitolo I si introduce la sostanza “alcol”e la sua storia, con la descrizione e il consumo di bevande alcoliche che sono utilizzate più spesso nella nostra società, come il vino e la birra.

Si evidenziano alcune complicazioni mediche connesse al consumo di alcol al suo tragitto nel nostro organismo, e alle patologie anche mortali che può provocare.

Si analizzano gli aspetti psicologici inerenti al problema dell’alcol essi riguardano soprattutto disturbi affettivi legati all’alcolismo in relazione all’individuo, alla famiglia e ad un fenomeno che sta aumentando sempre più: l’alcol e le donne. Questo  è diventato un argomento di rilevanza sociale, perché fino ad oggi non era stato approfondito dettagliatamente l’uso e l’abuso dell’alcol da parte del sesso femminile.

Nel Capitolo II, viene spiegata l’importanza delle scienze sociali per la comprensione del rapporto tra individui e alcol, pensando all’alcol come una sostanza che rappresenta non solo una bevanda, ma un elemento naturale carico di valenze simboliche, un mezzo di socializzazione, di comunicazione, uno strumento di estraniazione, una fonte di problemi sociali.

L’alcol è una sostanza ambivalente che può assumere numerosi valori d’uso, a seconda del contesto sociale e del periodo storico considerato. Per questo motivo può prevalere un valore piuttosto che un altro. Viene analizzato l’alcol nei diversi contesti socio-culturali in quanto viene assunto con modalità e riti diversi nei vari paesi, in funzione delle culture locali, degli usi, delle tradizioni e delle religioni. Alcuni autori fanno delle distinzioni su diverse tipologie di modelli culturali del bere, e indicano i processi di controllo sociale. Si analizzano le cause dell’abuso dell’alcol in Italia, cominciando dalla tradizione della scuola positiva, dell’impostazione funzionalista delle sociologie del conflitto (soprattutto marxista) ad altri approcci come le riflessioni di alcuni antropologi e sociologi attenti alle dinamiche culturali ed ai nessi tra la cosiddetta “ costruzione sociale della realtà” e i comportamenti e le forme di interazione sociale. Si effettua un collegamento con il  filone del interazionismo simbolico, alle ricerche di storia sociale e agli studi sul controllo sociale, ed ancora alle teorie della sociologia della devianza che ha messo in luce l’importanza e la relatività delle definizioni sociali di conformità e non conformità e la rilevanza delle reazioni sociali nel definirsi identità devianti. Si evidenziano inoltre i danni economici dovuti all’abuso di alcol, ci sono stati infatti numerosi studi volti a quantificare le perdite di potenziale guadagno e di danni alla produttività che si vengono a determinare in seguito ad incidenti, malattie, assenteismo sul lavoro, disoccupazione ecc.

Oltre agli studi di tipo economico ci sono quelli di tipo sociale rivolti alla qualità delle relazioni interpersonali  e alle forme di violenza, devianza, violazione delle norme penali.

Si mette in luce anche il ruolo della pubblicità, che crea costumi e modelli di vita. I messaggi, rivolti specialmente ai giovani, si riferiscono soprattutto a bevande quali la birra e i superalcolici. La pubblicità tende a proporre nuovi valori nell’uso delle bevande alcoliche facendo ricorso a modelli di comportamento come l’associazione simbolica di alcol e ricchezza, di alcol e sesso o di alcol e salute. Naturalmente questi messaggi hanno azione soprattutto sul debole, che ha bisogno di un esempio con il quale rapportarsi e a cui ispirarsi.

Si analizzano le politiche di prevenzione e trattamento dell’alcol che sono parte integrante delle politiche dei singoli stati sia per la difesa del valore economico della produzione di bevande alcoliche e della produttività, come per le difesa dell’ordine pubblico della sicurezza pubblica, della salute.

Nel capitolo III si esaminano gli effetti che l’alcol provoca alla guida di un veicolo. Entro certe dosi l’utilizzo di alcol non comporta gravi rischi, ma superati questi quantitativi i danni che procura possono essere devastanti, per questo motivo esiste un limite legale di alcolemia che in Italia è di 0,5mg/ml ( tale parametro non è uguale in tutte le nazioni, varia da paese a paese),dove superato questo limite si possono verificare diverse problematiche. Si spiega come si rivela la quantità di alcol presente nell’organismo (alcolimetro), introducendo  dei cenni sulla legge in materia di alcol e di problemi alcol-correlati dando importanza alla modifica dell’ articolo 186 del codice della strada che stabilisce il divieto di guida “in stato di ebbrezza in conseguenza dell’ uso di bevande alcoliche”.

Si osservano attraverso dati epidemiologici, stranieri e soprattutto italiani, gli incidenti stradali dovuti all’uso di alcol e tutte le problematiche che possono causare ( morti, invalidità, ricoveri ospedalieri, accessi al pronto soccorso) tale fenomeno interessa soprattutto la fascia di età compresa tra i 15 e 29 anni. La provenienza dei dati varia, dalle indagini ISTAT o Eurospes, a quella dell’ Osservatorio Permanente dei Giovani e l’Alcol, a quelli di associazioni del privato sociale, fino a dati provenienti dall’ università, servizi territoriali, Polizia Stradale e Carabinieri.

Nel Capitolo IV si esamina la campagna preventiva  sull’educazione stradale mirata agli incidenti stradali della città di Arezzo: “Progetto Caschiamoci”, che coinvolge molti attori: il Comune di Arezzo, l’Azienda trasporti municipalizzata, il Provveditorato agli studi, l’Automobil Club Italia, il Centro di Documentazione del SerT di Arezzo, il Dipartimento emergenze urgenze, il Consorzio delle Autoscuole.

Prima di parlare del programma si è voluto evidenziare la problematica “Alcol e Guida” che rappresenta uno dei progetti più rilevanti del Piano Europeo d’Azione sull’alcol dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la quale ha indicato delle strategie d’intervento, da cui si è sviluppato ad Arezzo il “Progetto Caschiamoci”. Si spiega il perché è nato questo progetto, chi interessa e perché coinvolge tutti questi attori, e la funzione svolta da ciascuno di loro.

Ci si sofferma nel sotto progetto del SerT che tratta “Alcol e Guida”, analizzando gli obbiettivi, i destinatari, i materiali usati ( i metodi , strumenti e contenuti). Inoltre si parla della esperienza personale alla “festa della birra” tenuta in un paese in provincia di Arezzo: Pratovecchio.

Vuoi approfondire l’argomento? Vai alla pagina “Alcol e Guida, Tesi di Laurea di Paola Menci