I consumi di bevande alcoliche, nonostante le attuali tendenze alla loro riduzione, continuano a rappresentare un notevole problema di sanità pubblica in Italia. Le stime disponibili, relative ai soli danni organici da alcol sono valutate al minimo oltre i 10.000 miliardi di lire all’anno; infatti, tali stime non tengono conto dei danni psico-socio-relazionali e familiari, come i disordini affettivi nei conviventi di persone con problemi e patologie alcol-correlate (PPAC), le loro giornate di lavoro perse, le violenze tra le mura domestiche, sui minori, etc.: per questi danni non biologici da alcol, che pure incidono pesantemente nelle stime complessive dei costi, non ci sono dati disponibili poiché è molto difficile quantificare il loro peso.
Gli organismi sanitari internazionali (OMS, Consiglio d’Europa) si sono da tempo posti l’obiettivo di impostare campagne d’educazione alla salute in campo alcologico. Per tali iniziative è del tutto prioritario acquisire informazioni precise su produzione, consumi (quantità, modalità, tipologia) e indici di danno (e/o effetti protettivi su aspetti fisiopatologici specifici) relativi al consumo di bevande alcoliche.
In tal senso appare importante non trascurare i modelli socio- antropologici (e le loro trasformazioni) associati al consumo delle varie bevande alcoliche, essendo questi patterns frutto di un retaggio culturale, per lo più millenario, che si caratterizza in modo diversificato, non solo a livello nazionale, ma anche a livello di comunità locale.
Nelle regioni dell’area mediterranea, dell’Italia in particolare, risulta ad oggi prevalente un modello di consumo che privilegia il valore d’uso alimentare delle bevande alcoliche (in particolare consumo di vino, ai pasti, in famiglia). Tuttavia è ormai opinione comune che si stiano realizzando, anche per i comportamenti legati al consumo di bevande alcoliche, alcune trasformazioni dei modelli prevalenti: per cui si assiste in maniera più o meno graduale al cosiddetto fenomeno della “internazionalizzazione dei consumi”, con modificazioni comportamentali che tendono all’acquisizione di modalità estranee alla cultura fino ad oggi prevalente (per esempio i paesi del Nord – Europa tendono a consumare più vino che in passato ed i paesi dell’area mediterranea tendono a consumare più birra).
Aspetti clinici delle problematiche e patologie alcol correlate
L’alcolismo deve essere considerato un problema multidimensionale che coinvolge, oltre che lo stato di salute fisica e psichica, anche i rapporti sociali dell’individuo nel senso più ampio del termine. Se non si tiene presente ciò è facile incorrere in una visione settoriale del problema, in genere conforme alla professionalità di chi compie l’osservazione: è per tale motivo che l’alcolismo è stato visto nei secoli come un vizio dai moralisti, una malattia mentale dagli psicologi, un aspetto della dipendenza dai tossicologi, una causa di malattie organiche dai medici. Per un corretto inquadramento del paziente è invece opportuno tenere presenti tutti gli aspetti con cui l’alcolismo si può manifestare.
Patologie correlate ad assunzione acuta di alcol
Lo stato di intossicazione alcolica può essere causa di incidenti in casa, sulla strada e sul lavoro: basta pensare ai rischi che possono correre coloro che lavorano su impalcature o che usano macchine che richiedano attenzione.
Studi di incidentistica stradale hanno mostrato che spesso sono coinvolti in incidenti soggetti che guidano in stato di ebbrezza. L’alcol determina, infatti, un’alterazione della visione laterale e una diminuzione dei riflessi e quindi il rischio di incidente si fa più elevato. L’assunzione rapida di alte quantità di alcolici è responsabile di uno stato di intossicazione acuta i cui sintomi dipendono dalla concentrazione ematica di etanolo.
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Intossicazione acuta |
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g / l |
Effetti |
Alcolemia |
0,3 |
Loquacità, euforia |
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0,5 |
In coordinazione motoria |
Ubriachezza |
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Semplice |
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Disartria |
Patologica |
1.00 |
Atassia |
Dipsomania |
2.00 |
Confusione mentale |
Coma etilico |
3.00 – 4.00 |
Stupore, coma |
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5.00 |
Arresto cardiorespiratorio |
Tabella – Intossicazione acuta.
Per chiarire ciò che l’alcol fa all’organismo, bisogna spiegare qual è il suo percorso all’interno del nostro corpo dopo averlo ingerito, cioè come viene assorbito, come viene distribuito, il suo metabolismo e la sua eliminazione. L’etanolo, dopo essere stato ingerito, passa dal tubo digerente alla corrente sanguigna, viene assorbito totalmente e in modo estremamente veloce, specialmente nel cervello dove raggiunge una concentrazione simile a quell’ematica e ha quindi una rapida azione. Il 90/95% dell’alcol ingerito viene degradato, soprattutto a livello del fegato, e questo processo causa la formazione di composti dannosi per l’organismo. Nell’ultima fase la sostanza non metabolizzata viene eliminata, principalmente attraverso i reni e i polmoni.
Assorbimento dell’alcol nel nostro corpo
L’assorbimento dell’alcol è totale ed estremamente rapido; infatti, inizia immediatamente dopo l’ingestione e si completa in un tempo variabile dai 15 ai 40 minuti. La sua presenza nel sangue è riscontrabile entro cinque minuti dall’ingestione e raggiunge la massima concentrazione ematica in un tempo compreso tra i 30 minuti e due ore. L’assunzione contemporanea di alcol e di farmaci o di droghe incide notevolmente sull’efficienza psico-fisica di una persona; inoltre l’effetto ottenuto può essere talmente amplificato al punto di non essere prevedibile e quantificabile. Mai, dunque, bere alcol associato all’uso di tranquillanti, di stimolanti, come l’anfetamina o la cocaina, di antistaminici, antidolorifici o di oppiacei, come l’eroina o la morfina, perché la loro combinazione potenzia gli effetti di entrambe le sostanze.
Distribuzione del corpo nel notro corpo: la diffusione di una sostanza nei diversi compartimenti dell’organismo
Per distribuzione s’intende la diffusione di una sostanza nei diversi compartimenti dell’organismo. L’etanolo ha una rapida diffusione e distribuzione. Tanto maggiore è la vascolarizzazione di un organo, tanto più immediati saranno gli effetti dell’alcol: i primi distretti ad essere interessati dalla diffusione dell’alcol sono quindi il sistema nervoso centrale e, subito dopo, il fegato, i reni, il cuore. In un secondo tempo vengono interessati anche i muscoli, perché sono organi a perfusione lenta, e il tessuto adiposo, nel quale l’etanolo tende a depositarsi; per questo le persone grasse possono aver una maggior resistenza alla sostanza di quanto dimostrino di avere le persone magre.
Metabolismo
Il 90-95% dell’etanolo introdotto va incontro a complesse trasformazioni, che si svolgono quasi esclusivamente a livello epatico, perciò il fegato è l’organo più esposto agli effetti dei prodotti tossici che si sviluppano come conseguenza della degradazione dell’alcol.
Nella donna la quantità di alcol metabolizzato nello stomaco é di 4 volte inferiore a quella dell’uomo, perciò l’etanolo immesso nel circolo ematico è nettamente superiore nel sesso femminile a parità di quantità ingerita.
Lo stato di ipersensibilità che alcuni soggetti dimostrano di avere nei confronti dell’alcol si spiega almeno in parte con la variabilità del sistema enzimatico che interviene nell’ossidazione dell’etanolo: in queste persone l’ingestione di dosi anche piccole di bevande alcoliche causa rapidamente rossore al viso, capogiri e nausea.
Tossicità dell’alcol
La tossicità dell’alcol, si manifesta su numerose strutture causando gravi conseguenze. Oltre ai danni sul fegato, che costituisce l’organo essenzialmente deputato alla trasformazione dell’alcol, il bevitore cronico subisce danni allo stomaco, quali gastriti, emorragie e ulcere, disturbi a livello del sistema nervoso, con manifestazioni dolorose alle gambe e alle braccia, disturbi di ordine psicologico, come depressione, alterazione della capacità di giudizio, di autocontrollo e di coordinazione, ipertensione, carenze vitaminiche, disturbi sessuali, danni cerebrali, malattie muscolari, cancro alla bocca, all’esofago, alla gola. Il bere in eccesso provoca, insomma, gravissimi danni ed è causa di morte per molte persone (si fa una stima di 30.000 morti all’anno in Italia). Le principali condizioni che portano alla morte sono alcune patologie come la cirrosi epatica e i tumori, condizioni metaboliche particolari, come l’acidosi o l’ipoglicemia, ma anche gli incidenti stradali e il suicidio.
Eliminazione edll’Alcol dal nostro corpo
L’eliminazione avviene principalmente attraverso i reni e i polmoni, ma piccole quantità possono comparire anche nella saliva, nel sudore, nelle lacrime, nella bile, nel succo gastrico e nel latte.
Immaginando di quantificare la quantità di alcol bevuta come un’unità, si può dire che il nostro corpo impiega un tempo compreso tra uno e quattro ore per smaltirne un unità e per liberarsi dei suoi effetti tossici. E’ quindi difficile la ripresa dopo una bevuta eccessiva, perciò quel senso di malessere e di confusione che l’accompagnano perdurano per un tempo più lungo quanto più grande è la quantità di alcol ingerita.[1]
La morbosità e la mortalità alcol correlate
Per quanto riguarda il problema della soglia di bere sicuro, la popolazione viene attualmente divisa, in considerazione del consumo alcolico, in tre categorie: astemi, ovvero coloro che, con motivazioni diverse, non hanno mai assunto alcol; astinenti, ovvero coloro che ne hanno interrotto l’assunzione; alcolisti, ovvero coloro che hanno sviluppato dipendenza (si vedrà più oltre che questa è solo una delle possibili definizioni di alcolismo).
Può ancora succedere di incontrare altri due termini: bevitori moderati e bevitori inadeguati, che, attualmente, anche se ancora correntemente usati, non consentono di inquadrare i soggetti con sufficiente correttezza. Ciò in funzione dell’evolversi del pensiero sul concetto di “dose sicura”; infatti, dalla soglia dei 120 grammi pro capite di alcol anidro/die degli anni 60, si è successivamente passati ai 60 grammi / die per i maschi e 40 per le femmine od anche ai 40 e 20 grammi, rispettivamente per maschi e femmine. E’ importante far notare che alle donne sono sempre state “concesse” dosi inferiori rispetto agli uomini; ciò in relazione ad una maggior sensibilità all’alcol dell’organismo femminile. Ancor più recentemente è comunque prevalsa l’opinione che l’assunzione di alcolici costituisca un comportamento a rischio le cui conseguenze sulla salute sono modulate da fattori di varia natura, di tipo individuale (fattori genetici, razza, sesso, età, modalità di assunzione, abitudini alimentari, stato di salute) e che aumentando l’entità dell’esposizione – intesa come quantità assunta e tempo di assunzione – aumenti la probabilità di andare incontro a patologie alcol correlate. Per le ragioni esposte, ormai da alcuni anni, anche l’OMS non parla più di bere “adeguato”. Queste considerazioni che hanno una ricaduta importante nella pratica quotidiana del medico, sovente richiesto di indicare una dose “sicura” dai propri pazienti, hanno anche una valenza rilevante nella definizione dei problemi alcolici di una popolazione, nel senso che elevate morbosità e mortalità alcol correlate sono comunque indicatori puntuali di consumi importanti e consolidati nel tempo.
La mortalità alcol attribuibile, cioè la proporzione di decessi per la quale il consumo eccessivo di alcol gioca un ruolo di fattore causale, è stata oggetto di studio fin dagli anni 80, quando il CNCDA (Comité National de la Défense contre l’Alcolisme) introdusse in Francia la formula di Perrin, cui seguì una versione italiana, più adatta, secondo i propositori, alla nostra realtà (Tabella 13).
Causa di morte |
% attribuibile ad alcol |
Formula di Perin |
Formula italiana |
Psicosi alcolica |
100 |
100 |
Cirrosi epatica (> 25 anni) |
80 |
60 |
Tumori maligni della bocca, faringe, laringe ed esofago |
80 |
17 |
T.B.C. respiratoria |
33 |
33 |
Omicidi |
50 |
50 |
Suicidi |
25 |
25 |
Incidenti stradali |
33 |
46 |
Altri incidenti |
10 |
10 |
Sintomi e stati morbosi mal definiti (> 25 anni) |
10 |
10 |
Tabella – Formula di Perrin e versione italiana per il calcolo della mortalità alcol attribuibile.
L’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol si basa sulla determinazione del “rischio attribuibile di popolazione” (RAP), ovvero della proporzione di decessi attribuibili all’esposizione ad un fattore (in questo caso alcol), decessi teoricamente evitabili se l’esposizione della popolazione dovesse cessare. E’ intuitivo che tale determinazione si avvale della stima, per ogni patologia, del rischio relativo all’esposizione (consumo globale di alcol, ma anche consumo differenziato, in base alle quantità) e della proporzione di esposti al fattore medesimo (ovvero di bevitori).
Stabilita la frazione alcol attribuibile per ciascuna patologia essa è stata applicata al numero di decessi, ricavati, nella valutazione dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol, dalle statistiche fornite dal ISTAT, nell’Annuario del 1994, relativamente ai morti del 1991. Va ricordato che le statistiche sono costruite sulla base delle informazioni che figurano nel certificato di morte che ciascun medico curante, o, in sua assenza, necroscopo, è tenuto a compilare per ogni decesso; pertanto esse risentono della “qualità” dei certificati medesimi.
Nella tabella seguente sono riportate le stime che mediamente si ritengono corrispondere alla situazione italiana.
Morti per patologie alcol correlate |
10.854 |
Morti per traumatismi alcol correlati : |
|
– incidenti stradali e da altri mezzi di trasporto |
3.878 |
– altri incidenti |
1.134 |
Totale morti indotti dall’alcol |
15.866 |
Tabella – Numero di decessi mediamente attribuibili all’alcol, in riferimento ai morti nel 1991 in Italia. Fonte: Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol
Va ricordato che una quota molto rilevante della mortalità alcol indotta è associata agli incidenti stradali ed è sovradimensionata rispetto a quella calcolata ricorrendo ad altre fonti di dati (indagine Istat-Aci).
La ragione fondamentale della discordanza va ricercata nel fatto che questo secondo tipo di rilevamento considera solo le morti che si sono verificate entro i sette giorni dall’incidente.
La stima della mortalità alcol attribuibile, rapportata alle classi di età consente di esprimere una valutazione degli anni produttivi perduti, in base alla speranza di vita per ciascuna classe di età, come evidenziato dalla tabella che segue.
Causa del decesso
|
Malattie infettive e parassitarie |
2.083 |
Malattie delle ghiandole endocrine |
1.973 |
Disturbi psichici |
7.830 |
Tumori |
32.004 |
Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi |
268 |
Malattie del sistema circolatorio |
339 |
Malattie dell’apparato respiratorio |
0 |
Malattie dell’apparato digerente |
116.899 |
Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti |
7.473 |
Morti per traumatismi e avvelenamenti :
incidenti stradali e da altri mezzi di trasporto
altri incidenti |
143.030
13.787 |
Totale |
323.714 |
Tabella – Stima del numero di anni perduti per causa di morte alcol attribuibile (1991).
A complemento di quanto fin qui esposto sul ruolo dell’alcol nel determinismo di morbosità e mortalità, vanno ricordati ancora altri eventi che, sebbene rari, non sono da trascurare, considerandone la gravità:
- relativamente alla morbosità, la fetopatia alcolica o sindrome: fetoalcolica, per la quale non esistono in Italia dati certi di incidenza, ma si presume che la situazione non sia molto dissimile da quella di altri paesi occidentali (Usa, Francia, Svezia) che riferiscono incidenze di 1:600-1:1000 nati vivi. Va tuttavia tenuto presente che questi dati si riferiscono alla sindrome conclamata, che generalmente compare a seguito di consumi molto considerevoli (ritardo di accrescimento intra ed extrauterino, danni al sistema nervoso centrale, con compromissione dello sviluppo intellettivo, dismorfismo facciale, con microcefalia, microftalmia, rima palpebrale ridotta, labbro superiore sottile, malformazioni di organi) mentre assunzioni alcoliche anche modeste (uno-due bicchieri di vino/p.D.) in corso di gravidanza possono provocare forme fruste, caratterizzate dalla comparsa anche di uno solo dei sintomi elencati od anche da indicatori più generici di sofferenza fetale e relativamente semplici da evidenziare (peso alla nascita del neonato e della placenta e circonferenza cranica ridotti) ;
- relativamente alla mortalità, gli omicidi ed i suicidi. Secondo molti ricercatori (4, 69) circa la metà dei delitti di aggressività (omicidi, lesioni personali, delitti sessuali) sono imputabili ad abuso alcolico e determinati dalla capacità della sostanza di rendere manifeste pulsioni latenti.
E’ altresì possibile che l’alcolista rivolga contro se stesso la violenza; secondo valutazioni internazionali la proporzione di suicidi tra gli etilisti è circa doppia di quella della popolazione generale