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Diffusione del Bullismo

Le ricerche che si sono avvalse di vari strumenti, come ad esempio dei questionari, per valutare la diffusione di questo fenomeno a scuola e nelle varie realtà geografiche hanno dimostrato come il bullismo sia più diffuso di quanto si possa pensare. Buona parte degli alunni vittimizzati ammettono di non parlare con i genitori e con […]

Le ricerche che si sono avvalse di vari strumenti, come ad esempio dei questionari, per valutare la diffusione di questo fenomeno a scuola e nelle varie realtà geografiche hanno dimostrato come il bullismo sia più diffuso di quanto si possa pensare. Buona parte degli alunni vittimizzati ammettono di non parlare con i genitori e con gli insegnanti, che d’altra parte sembrano essere i primi a non sollevare il discorso con gli studenti.

Non a caso Smith (1991) definisce il fenomeno “incubo celato”, che solo da pochi anni si sta rivelando nella sua reale portata (Menesini, 2003).
Studi condotti in vari paesi rivelano infatti, a conferma di quanto detto, come una percentuale tra l’8.0% e il 38.0% di studenti dichiari di subire atti di bullismo (Limber et al., 1998; Glover et al., 1998; Sampson, 2002), alcuni di questi, tra l’8.0% e il 20.0% subiscono atti di bullismo regolarmente, una o più volte a settimana (Farrington, 1993; Ortega et al., 2000; Salmivalli, 1991). Dagli studi pioneristici di Olweus si è potuto vedere infatti come il fenomeno del bullismo fosse esteso ed integrato all’interno della popolazione studentesca, ed infatti, come già accennato, dagli studi condotti dall’autore è risultato come il 15.0% degli studenti fossero coinvolti nel fenomeno come bulli o vittime. Il successo avuto dall’autore in questi suoi primi studi ha inspirato ed influenzato le successive ricerche ed interventi attivati poi nel resto d’Europa, indicando come il problema non solo esistesse ma fosse anche molto diffuso. Ad esempio Whitney e Smith (1993) in un campione di 6.500 studenti inglesi hanno trovato come la percentuale di bambini delle scuole primarie che dichiaravano di aver subito prepotenze arrivava al 27.0% e nelle scuole secondarie di primo grado al 10.0%. Sempre in Inghilterra lo studio di Rivers e Smith (1994), su un campione di 7.000 studenti, rivela come nelle scuole primarie il 29% dei maschi e il 24.0% delle femmine abbiano subito atti di bullismo, nelle scuole secondarie di secondo grado invece le percentuali diminuiscono al 12.0% per i ragazzi e al 5.0% per le ragazze. In Svezia il 15.0% degli studenti di scuola primaria riporta di aver subito atti di bullismo una o più volte a settimana (Boulton e Underwood, 1992). In Australia, Rigby e Slee (1991) hanno osservato come il 15.0% dei bambini delle scuole primarie subisca delle prepotenze e che la percentuale di chi subisce ogni giorno arriva anche all’8.0%. Un recente studio cross-culturale (British Council, 2008) condotto in 47 scuole europee, con 3.500 ragazzi tra i 13 e i 16 anni rivela come in Gran Bretagna l’11.0% dei soggetti dichiari di aver subito atti di bullismo negli ultimi tre mesi,in Italia il 4.0%, mentre è la Spagna con il 2.0% ad avere la percentuale più bassa di atti di bullismo agiti negli ultimi tre mesi, con una media europea, fra i vari paesi presi in esame, del 9.0%. Il bullismo è un problema diffuso anche in Canada il 49.0% del campione di studenti partecipanti ad uno studio (Charach et al., 1995) condotto a Toronto riporta di aver subito atti di bullismo. Sempre in Canada (O’Connell et al., 1997) uno studio condotto su 5.000 studenti tra i 9 e i 14 anni, riporta come il 15.0% del campione ammetta di aver subito atti di bullismo una o più volte a settimana. In uno studio condotto negli Stati Uniti, nel 2001, (Nansel et al, 2001) gli autori stimano come il 30.0% degli studenti, tra la scuola secondaria di primo grado e la scuola secondaria di secondo grado, siano coinvolti in atti
di bullismo, anche secondo i dati statistici del centro nazionale per
l’educazione americano (National Center for Education Statistics, 2007) il
bullismo è uno dei principali problemi, maggiormente diffuso nelle scuole
statunitensi, il 21.0% degli studenti di scuola primaria, il 43.0% di scuola
secondaria di primo grado ed il 22.0% di scuola secondaria di secondo grado, riporta infatti problemi di bullismo. Anche dalle ricerche svolte in Italia (Fonzi, 1997) appare un quadro del fenomeno articolato ed ampio, emerge infatti come il 38.0% dei ragazzi intervistati nelle scuole primarie e il 22.0% nelle scuole secondarie di primo grado denuncino di aver subito prepotenze più volte nell’ultimo periodo. L’incidenza dei comportamenti agiti è del 27.0% nella scuola primaria e del 20.0% circa nella scuola secondaria di primo grado.

Le pubblicazione successive, hanno confermato queste percentuali e in alcuni casi la stima del fenomeno è risultata più elevata (Baldry, 2001; Caravita, 2004; Marini e Mameli, 1999). In uno studio condotto a Roma da Baldry e Farrington (1999) su 138 studenti fra gli 11 e i 14 anni risulta come la metà di questi dichiari di aver subito atti di bullismo, in particolare il 34.0% delle femmine e il 25.0% dei maschi. Nel 2000 nel 1° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Eurispes e Telefono Azzurro, 2000), compare il tema della “prevaricazione tra i bambini”, nell’indagine furono messe a confronto le risposte relative alle prepotenze subite e a quelle agite, i dati evidenziarono come le prepotenze di entrambe le tipologie coinvolgessero maggiormente l’universo maschile; in particolare, erano prevalentemente i bambini del Sud e delle Isole a dichiarare di agire le prepotenze (18.8%) e quelli del Nord a dichiarare di subirle (18.1%). Nel 3° Rapporto di Eurispes e Telefono Azzurro (2002), si sono registrati i primi risultati significativi riguardo al bullismo. Alla domanda “Ti è mai capitato di picchiare o minacciare qualcuno?”, più della metà dei bambini (55.3%) e degli adolescenti (63.8%), ha risposto affermativamente. Ancora un terzo dei bambini maschi (33.4%) ha affermato di aver visto verificarsi, nella propria scuola, “minacce o atti di prepotenza continui da parte dei compagni” e quasi il 20.0% ha riferito, addirittura, il verificarsi di “continue violenze fisiche da parte dei compagni”. Per quanto concerne gli adolescenti, tra il 2002 e il 2004 si riscontra, in particolare, un aumento di due forme di prevaricazione: “le minacce o atti di prepotenza continui da parte dei compagni” (dal 33.5% nel 2002 al 35.4% nel 2004) e “le continue violenze fisiche da parte dei compagni” (dal 10.9% al 16.8%). Nel sondaggio del 2010, (Eurispes e Telefono Azzurro, 2010) tra i comportamenti identificati come atti di bullismo è stata inserita l’opzione “diffusione di informazioni false o cattive su di te”.

Questo item è stato indicato da un numero più alto sia di bambini (22.0%
circa) che di adolescenti (26.6%). Ciò dimostra che sono maggiormente
diffuse forme di prevaricazione di tipo psicologico che si manifestano
sottoforma di “diffamazione”.

È importante sottolineare come l’incidenza di questo fenomeno dipenda dalla definizione e dall’arco di tempo considerato significativo dai vari autori per considerare un episodio un atto di bullismo, per questo motivo, si è creata nel tempo la necessità di trovare una definizione ed una terminologia adeguata che permetta di ottenere misure statistiche il più possibile accurate per arrivare ad una misura comune e condivisa relativa all’incidenza del fenomeno (Smith et al., 2002).